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La notte non giudica

È la notte che gli uomini si perdonano di più.
 
La luce condanna. Il buio assolve.
Adombra. Tralascia. Scontorna.
Gli sconfinamenti alla vista sottrae.
E gli occhi induce a chiudersi,
la bocca al silenzio,
le orecchie alle tenebre.
 
Non è che la guerra di notte riposi
ma ogni lotta di notte appare più vana
per via della luce che il suo sostegno riduce.
 
E il nero, il colore umiliato fin da bambini, ora impera.
Tutti gli uomini di notte sono neri. Meticciati d’ombre.
 
Ed è di notte che escono i diversi.
Il popolo che il giorno ha accusato
col suo spietato splendore:
gli zoppi, i ciechi, i sordomuti, i nani,
i vagabondi, i travestiti, le passeggiatrici.
Escono i brutti. I respinti. Gli espulsi.
I dispari. Gli sparigli. I rimproverati.
Quelli che hanno sbagliato. Quelli a cui
mancano i denti, il braccio, una gamba.
 
La notte non giudica e spesso
la sento farsi tutt’una con me,
cospargermi col suo odore di stelle,
baciarmi le ossa e l’anima foggiarmi,
ballandomi nuda innanzi
come una piuma dentro
una panoplia ornata d’astri.
 
Oh bere nel pianto di stanotte
acque di liberazione! Gocce
di battesimo! Mi bagni pure
la rugiada purché mi rigeneri!
 
E all’alba nulla sapere
di quel che è avvenuto.
 
 

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