Scritto da © nino vicidomini - Gio, 05/03/2015 - 21:55
La sonnolenza delle ore
sta già segnando il cielo dei tuoi occhi.
Siamo rimasti soli, fra le grinze dell’attesa,
a rammendare strappi di silenzi
ora che annotta e m’inquieta di un’arcana nuance
questa luna calante d’inverno.
Eravamo vitigno e spalliera nelle annate di piena
e tu, ancora più acerba,
avvinghiata alla mia consistenza.
La tua voce, zefiro di primavera,
come preghiera ispirata alla fede,
accendeva di colori
gli anfratti che insidiavano
i nostri giorni di paradiso.
Nel cammino sicuro
stemperavamo ogni tono acceso
facendone acquerelli delicati;
cresceva a dismisura il nostro impero illusorio
e a mani piene a noi si offriva il giorno.
E momenti di teneri intenti tu sempre inventavi
offrendoli al sole
nei silenzi elevati di larghi sospiri.
Anche stasera, dai meandri della mente,
ritorna l’inutile indugio di un debole barlume.
E raggelano il cuore grattacieli di desideri repressi.
La sonnolenza delle ore
sta già segnando il cielo dei tuoi occhi.
Siamo rimasti soli, fra le grinze dell’attesa,
a rammendare strappi di silenzi
ora che annotta e m’inquieta di un’arcana nuance
questa luna calante d’inverno.
Eravamo vitigno e spalliera nelle annate di piena
e tu, ancora più acerba,
avvinghiata alla mia consistenza.
La tua voce, zefiro di primavera,
come preghiera ispirata alla fede,
accendeva di colori
gli anfratti che insidiavano
i nostri giorni di paradiso.
Nel cammino sicuro
stemperavamo ogni tono acceso
facendone acquerelli delicati;
cresceva a dismisura il nostro impero illusorio
e a mani piene a noi si offriva il giorno.
E momenti di teneri intenti tu sempre inventavi
offrendoli al sole
nei silenzi elevati di larghi sospiri.
Anche stasera, dai meandri della mente,
ritorna l’inutile indugio di un debole barlume.
E raggelano il cuore grattacieli di desideri repressi.
»
- Blog di nino vicidomini
- 1420 letture