Dolce maggio profumato d'atelier | Poesia | fintipa2 | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Dolce maggio profumato d'atelier

I
Assalirono i pali e presero le donne 
arricciando i capelli 
perchè non si sciupassero
e fossero  reali tra finzioni e movenze di danza
più reali di una chioma 
esposta al desiderio ippocastano
 
Cacciarono gli uomini,orribili, 
palafittari, 
dal desiderio oscuro che avevano 
fatto l'amore sulle panchine 
 
Fu l'era dei barbudos 
che accavallavano elegantemente
le gambe sui tram
al posto del signor No, incapace 
che strisciava sui muri,
alla ricerca di mutuo
penetrato da  visioni di corde e viltà
 
 II 
Così la città fu invasa di maschie abbondanze 
provocanti mani sprofondate nel sesso delle strade
 
Salì tutto questo positivo per viale Unità d'Italia fino ai gerani del ponte
fino al balcone dei placidi colombi sostenuto da chiodi di un chilo
fino allo spavento dei clochard, ammassati sull'uscio della Caritas
 
I pettirossi tirarono fuori le stampelle di guerra
la volta che avevano urlato per farsi intendere sul canto d'amore
e furono cacciati dal regno dei pali
perchè  svendevano tenerezza
 
 III
Maggio si avvicinò ai tetti, come un bolscevico corrotto
prese su di sè l'impegno di trasformare le gemme 
in martelli pneumatici efficienti e intriganti
e salì odoroso sulla circolare
i capelli di ghirlande le dita 
di sapore femmineo appena sfumato
 
Era lì il positivo col cuore di cellulosa
il Bacco che doveva prorompere di sesso nelle aiuole
con tutti i "TI AMO" ancora nelle bombolette spray 
ed i sedili da firmare eternamente
l'avvenire la falce la crocifissione dei No
 
IV
Io entravo  in gonfiori negativi
tra lucertole imparavo la vita d' anfratto
indovinando l'anno, il momento di mutarmi in ape 
-farmi sbranare sul lungomare era il mio sogno-
 
Toccava a me questa volta varcare i confini dell'inconscio
prima che i gatti svendessero il rosa sul lungomare
l'eccesso sgradito ai più, graffitaro e anarcoide 
irrispettoso in ogni caso del potere sui pali
 
Corsero i tram curvati 
dalle accelerazioni dei conducenti
dalle derivate sotto gli occhi di ortiche sconfitte
corsero i PIU' sulle rose bianche asfissiate violate percosse
 
 V
In fondo
non avevano faticato molto a prendersi la città
un gioco coprire di allegria l'indifferenza
un gioco di suoni e addizioni e moltiplicazioni
finito in ordine di colla e sorrisi profumati di atelier
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 6 utenti e 5586 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Laura Lapietra
  • Antonio.T.
  • Bowil
  • live4free
  • Ardoval
  • Il Folletto