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Signor Bergoglio

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Signor Jorge Mario Bergoglio,
poteva evitare un sì lungo viaggio;
qui c’è il fiore della chiesa onesta,
che naviga da sempre nell’imbroglio,
da cui giorno e notte trae vantaggio
ed il popolo bue plaude la sua festa.
 
Ma lei gli espedienti li conosce meglio
di questi che chierca più non hanno
e che, girando con baldanza per le calli
ben vestiti, barba e cresta come galli,
illudono gli asserviti al lor risveglio,
così alla beffa sommano l’inganno.
 
Da sempre dei papi la loro storia
contraddice ai precetti di quel Cristo,
che voi allora inchiodaste in croce;
ergo in Argentina torni senza boria,
dal suo insediamento già si è visto
che mai soldo e sfarzo perdon voce.
 
Lei è un politicante, attore di talento,
la scelta del conclave fu perfetta;
più che il vicario del povero Cristo,
lei è il contrario tra oro e argento,
che l’annoso clero mafioso infetta
da quella cupola, piovra anticristo.
 
Già le ho scritto ciò che or riscrivo:
dia al mondo dei poveri i tesori
dello Ior e tutti i beni ignoti e noti;
sia del povero Cristo apostol vivo,
vada per le strade ad alleviar dolori,
assolva così al dono dei suoi voti.
 
Poi decreti la castrazione ai preti,
che, se in pectore han la vocazione,
saranno attratti come dei magneti
dalla fede per la sublimazione.
 
Sia lei per primo a dar l’esempio
per cancellare il vostro stato empio.
 
Absit iniuria verbis
Dal mio libro "BRIO E MALINCONIA"
 

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