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Ieri e oggi

Ieri e Oggi
 
Circa tre anni fa,  più o meno in questo stesso periodo, sono andato a visitare una mostra collettiva di pittura, locata in una chiesetta di Spresiano.
Di solito non ci vado mai ma è stata tanta l’insistenza di un amico gallerista che ho “ceduto”.
Così, ho cominciato a girare dando delle occhiate distratte ai quadri esposti e a delle ceramiche dipinte.
Non c’era nessuno tranne una bella Signora che guardava le ceramiche con occhio esperto. I nostri sguardi si sono più volte incrociati. Confesso di esserne stato un po’ turbato. Il ghiaccio lo ruppe lei. Mi si avvicinò e mi disse: “Non sei Paolo? Lavoravamo assieme al Consorzio Agrario”. Prima di risponderle la guardai bene e intensamente. Poi, lentamente ,le risposi. “Si. sono io. Ma, scusami, tu chi sei? Non ricordo”. Mi fissò e stava per darmi la risposta quando improvvisamente mi ricordai di lei.
“Mamma mia!”, esclamai. “Sei la Bruna”. Ero andato di malavoglia a vedere una mostra e avevo incontrato una persona che non vedevo penso da 30 anni.
Ci scambiammo l’abbraccio di rito ed io le dissi: “Bruna, eri bella da ragazza ma sei uno splendore anche ora”. Cominciammo a parlare dei vecchi tempi mentre il mio accompagnatore piuttosto stupito osservava la scena.
Quando iniziai a lavorare al Consorzio nel 1964 nel personale c’erano molte “quote rosa”. Ragazze giovani e decisamente carine, la maggior parte dislocate nel secondo piano, dove erano ubicati gli uffici amministratici, la segreteria e il Centro Elaborazione Dati. Io ero al pian terreno. Notai subito che le ragazze che lavoravano presso il servizio clienti erano “terrorizzate” dal capo ufficio. Scoppiavano spesso in lacrime. Bastava una osservazione e via al pianto. Con me invece c’era la Carla, una ragazza dal fare “comandino” però riuscii a “calmarla” uscendo assieme a lei per un certo periodo di tempo. Poi preferì un collega …
 La Bruna lavorava in perforazione assieme ad altre sei o sette ragazze. Picchiavano sulle tastiere come ossessi. Io, quando salivo, buttavo sempre un occhio per vederla e salutarla. Era decisamente una bella ragazza ma era anche troppo giovane rispetto alla mia età …
Dopo quattro anni lascai il Consorzio seguendo la sirena di un aumento di stipendio. Errore grossolano. Dopo due anni mi trovai disoccupato con una figlia appena nata. Per fortuna mi ero lasciato con la Direzione in maniera cordiale e quindi al momento del bisogno (mio) il Capo servizio che faceva piangere le ragazze, e che poi non era tanto “cattivo”, e mi fece riassumere.
Dopo un periodo presso il suo ufficio mi dissero che avevano bisogno di uno che andasse a lavorare al Ced. Presi la palla al balzo. Un corso veloce, vita nuova nel Consorzio.  Al Ced eravamo io il Tega, Ciccio Rossi che era pronto per la pensione, e le ragazze della perforazione. Ovviamente c’era la Bruna più bella di prima. Anche le altre erano carine, ma lei si spiccava decisamente. Seria, solare, lavoratrice, bella. Insomma la ragazza della porta accanto che ogni madre avrebbe gradito per il figlio. Io, dalla stanza attigua, ogni tanto buttavo l’occhio nella sala delle ragazze. Mi fidavo di lei anche se, in realtà la “capa”,  la Nelly,  era una signora che a definire strana è un po’ riduttivo…
 La tecnologia avanzava velocemente e le schede erano state sostituite da altri sistemi di input  I posti di lavoro erano diminuiti. Le ragazze che si erano sposate se ne andarono più o meno in maniera volontaria. Le altre, poche, riciclate in qualche altra mansione.
Il gruppo quindi si sfaldò …
E torniamo ai nostri giorni. All’inizio di questa storia. L’incontro con la Bruna in una chiesetta dopo tantissimi anni. Organizzammo una pizza  con il vecchio gruppo. Quasi tutti furono presenti e fui lieto di constatare che, malgrado tutti gli anni passati, non ci fu nessuna freddezza. Sembrava che ci fossimo lasciati il giorno prima.  Ognuno aveva avuto le sue gioie e i suoi dolori.
Si lavorava sodo in quei tempi, forse più di oggi, ma senza l’ansia e la scontentezza attuale.
Ritornai a casa contento nel vedere che certi valori non erano cambiati. Io non avevo e non ho mai fatto pesare il fatto di “comandare” a qualcuno. Ho sempre cercato di metter tutti a suo agio.
Penso di esserci riuscito perché il rispetto, l’amicizia erano rimasti.
Con Bruna ci sentiamo ancora e qualche volta, ci incontriamo per bere un caffè e fare quattro chiacchiere.
Alla fine il tempo è quasi sempre galantuomo.
 
 

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