Bisbigli di Solitudine

Bevo sospiri
con la stessa teatralità di una formica
quando cerca il suo covo
mendicare tessili attimi
sulle trame di una sete
che fa tremulo il collo,
 
e inghiotto il pasto
come una speranza
appesa ad un filo di rame
dove l’elettrico suono
è un lento sbriciolio di sogni
soppressi da una muta carezza,
 
così osservo
grandi bisbigli
schiudersi nel vetro di una campana
oltre clavicole di una luna esausta
sfuggita alla mia mano
come un’ombra annacquata nel cielo,
 
perché non è piantata
come una cura in terra
né è soltanto un’ultima foglia
a cadere in forme
di cui non si sapeva
nemmeno un nome tra le radici.