ospiti nel albergo dell’esistenza che la paura permetta | Prosa e racconti | María J. De la Cruz Guerra | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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ospiti nel albergo dell’esistenza che la paura permetta

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Quel giorno ci siamo trovati, non per caso, per bisogno nella strada della dolce e quiete esistenza, in direzione verso voglie senza sussulti, nel marciapiede conformista di una vita a pensione completa.
Lavoro decente, abiti decenti, vita decente e forse, tra qualche piccola digressione contro la paura con il coraggio del vino, e di nascosto, una scopata nel fine settimana.
 
Nonostante, il desiderio.
 
Tre parti paura e il resto terrore, ci mordiamo le labbra costantemente per non lasciare scappare nostri desideri a intorpidire le parole lasciandoci aperte le ferite, osservando come se dissanguano in una silente e morbosa emorragia.
 
“Ciao” mi dici, anche se in realtá vuoi dire “ti voglio qui ed ora”.
“Ciao” in questo preciso istante.
“Tutto a posto?”, no, non ci sta e vorrei ci fosse.
“Sì, sì. E tu?” sanguinando.
 
Parole, parole, parole…sguardi nervosi, mani che tremano, gesti bambini, voglie sotto i vestiti, parole, parole, parole...
 
“Ci vedremmo” mi divora la tua voglia.
“Sì, certo” come a me distrugge la tua.
 
I battiti si confondono, s’inciampano, si scrutano senza sapere ché fare, ci salutiamo, due baci nella guancia, mi metti a posto i capelli tra l’orecchio “A presto”, mi respiri, ci affoghiamo nel nostro alito, sappiamo che la ferita è ancora aperta e non smetterà di sanguinare. La paura come il silenzio, non taglia, allunga l’agonia. Tienitilo stretto nella tasca, mi raccomando, niente è per caso.
 
Ospiti nell’albergo dell’esistenza che la paura permetta, con colazione, pranzo e cena inclusi, lenzuole pulite e di nascosto, se siamo fortunati e belli ubriacchi, ci riconosceremmo vivi in questa scopata del fine settimana, ripeteremmo soggiorno, nella stessa camera, nella stessa vita, con la voglia di svegliarsi una mattina in un altro letto aggrovigliati nelle lenzuole sporche delle nostre pelli, delle nostre vite.
 
(immagine e testo. María J. De la Cruz Guerra)

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