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Lingerie

«Basta! Farò di me una donna onesta!», disse lei per l'ennesima volta, allacciandosi il reggicalze.
Già, il reggicalze. Indossava proprio questa reliquia della seduzione. Lei, femminista prima ancora di essere diventata femmina, che aveva bruciato reggiseni in piazza, si ritrovava, a menopausa in corso, in reggicalze e guepiere, scarmigliata e ancora ansante, seduta sul letto inequivocabilmente sfatto di un equivoco hotel.
Dal bagno, i non proprio dolci romori del suo compagno di avventura - il suo amante, diciamola tutta - non accennavano a smettere e lei pensò di scappare.
Si, proprio scappare, andarsene alla chetichella, magari con le scarpe in mano, come si vede nei film.
«Che ci faccio qui? Che c'entro io con tutto questo?»
Anche questa era una domanda che si ripeteva ormai da molto tempo. In pratica, da quando aveva incontrato lui, col suo sorriso aperto e la sua sessualità sfacciata. Era un tipo d'uomo che non aveva mai conosciuto, al massimo ne aveva sentito parlare dalle sue amiche. Sempre con tono sognante. A lei, allora, erano sembrate pazze. E così si sentiva, impazzita.
Quando lui, dopo uno dei loro primi incontri, le aveva fatto notare che la biancheria che indossava aveva la carica erotica di un guscio di tartaruga, lei si era offesa. «Ah! vuoi che diventi un oggetto sessuale, il tuo trastullo, il tuo giocherello!». Lui non aveva risposto, ma l'aveva guardata come una povera scema.
Era bastato perché lei si mettesse a frequentare le stradine dello shopping di lusso della sua città, dove si trovavano le boutique di lingerie. Luci soffuse, comodi stanzini, commesse dall'aria compiacente e compiaciuta, luoghi in cui comprare "cosine" che più piccole erano più costavano. «Che senso ha spendere soldi per cose che rimangono nascoste per la maggior parte del giorno e hanno l'unico scopo di essere tolte nel minor tempo possibile??», si chiedeva, tirando fuori la carta di credito e sborsando somme invereconde.
Le comprava, eccome. Le era bastato vedere l'espressione di lui la prima volta che le aveva indossate per sentirsi ripagata. «Ripagata? Ecco, ecco come sono ridotta!», si disse quasi con rabbia, alzandosi dal letto, decisa a riscuotersi - a riscattarsi, diremmo - da quel sogno incredibile. Indossò in fretta e furia le scarpe, rigorosamente col tacco da 18, la gonna di seta con lo spacco, la maglietta scollata di filo sottile sottile, e raggiunse la porta.
Proprio in quel momento lui uscì dal bagno. Le sorrise. «Che bella idea quella di rivestirti per lo strip, amore», disse. E lei non potè fare a meno di girarsi. In men che non si dica si ritrovò di nuovo fra le sue braccia. Chiuse gli occhi, e mentre lui la baciava pensò a quel completino che aveva visto a via Borgognona, una cosina di seta e pizzo. Una vera follia...
 
 
 

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