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odio stare tra gli spumeggianti fiati

nascosta dietro i ritmi
che si versano sui lobi,dura
tengo stretta al cuore
accorata nostalgia.
no non mi sono voltata, non mi volto
solo un cenno,
troppo alto è sempre
il prezzo del distacco.
oh suolo amato...
e cammino con gli accordi
su di un pentagramma piatto.
il curatore azzurro
oggi è un tiranno
e mi storpia l'orizzonte
che non è più uguale, né amico.
e nel limite di questa consuetudine
navigo,nel mio mare perso.
dentro l'acqua mi sento straniera
e vorrei riavere le ali
liberarmi dai miei lacci
e tirarmi come un boomerang
lanciato a tutta forza
per ritornare su roccia
come gabbiano sazio.
sarei pronta.
frastagliate le emozioni
cosi si distendono
sul sole che muore.
mi riempio gli occhi di sale
non di cera,da lei non mi farò più sciogliere.
al lume ho dato finale soffio
e negli occhi 
la composta fiammella
ha incamerato
i loro preziosi volti,
che si pongono
come fedeli paraventi
per farmi reggere il busto.
ripercorro il sentiero
quello già tracciato.
straccio nel meriggio il lembo
ed il cielo ed il mare fanno gli sposi,
ma io non sono ne conchiglia ne pesce,
no sono muta
e del silenzio divento parte.
reclamando un altro spazio
ignoro il contesto, mi barcameno
ed emigro a ritroso
scivolando nel pianto
del mio interno.
ma aggrappandomi ad un sorriso
di uno sguardo madreperlaceo
mi tuffo tra le vesti di carta
conservando in un'ansa
la forza delle mie radici

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