Delikatessen

Era una notte buia e molto fresca di fine inverno. La città si era avvolta su se stessa per proteggere i suoi peccati con gelosa discrezione. I passi dell'uomo echeggiavano sul marciapiede, aveva in mano un pacco confezionato con carta da pasticceria. I tentacoli delle tenebre scivolavano ai bordi dei portoni illuminati. Bigné al cioccolato o chantilly?

Furtive ombre di animali notturni sgattaiolavano distratti da speranze e da timori, uomini scimmia dell'insonnia. Anche il fungo alla crema e alla polvere di cacao non era da escludere come primo ingresso nel girone dei golosi. 
   Un travestito che sembrava diretto da Almodovar e ricordava il fratello giovane di Morticia Adams fissava l'uomo con sguardo tra l'interrogativo e il classificatorio, sondante il potenziale cliente. L'uomo lo ignorò. Assaggiare prima la glassa o mordere sul lato per succhiare lo zabajone? 
   Rasha gli aprì la porta col Brachetto in mano, lo sguardo canzonatorio e di sufficienza. Hermes la fissò con occhi entomologici e concupiscenti insieme. 
   "Lunga vita alla signora."
   "Entra, scemo, ti sei iniziato i dolci. "
   "Volevo accertarmi che non fossero avvelenati. Sono la tua body guard."
   "Piantala, sennò ti molesto duro."
   "Preferirei alla Demy Moore con Douglas in Rivelazioni."
   "Ti piacerebbe!"
   "E allora che?"
   "Dobbiamo ripassare il terzo capitolo di Tantra Kundalini."
   "Che palle con sti studi orientali! Guardiamo ci un dvd."
   "Prima il dovere poi  il piacere."
   Inizio di colluttazione effusiva con uso fagocitante e bulimico delle labbra; reciproca degustazione come due sommeiller su un Amarone d'eccezionale annata.
   Pausa per respirare.

 

(Tratto da "Vorrei vincere il nobel per la Fisica come Frank Einstein", Cuneo, Nerosubianco, 2010)