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Tempus fugit

 
Come sono cambiati
l’aspetto e i colori
di molti alberi:
l’autunno è già nell’aria
e avanza
ondeggiando nel vento,
che muove e fa cadere
le prime fragili
e ingiallite foglie.
*
Presto sentiremo
le fresche e pungenti
gocce di pioggia scivolare
in pantani,
che molto a lungo dureranno,
e presto vedremo
le prime scialbe nebbie
del mattino
arrampicarsi e distendersi
tra campi e rogge.
*
Brevi diverranno le ore
del giorno e greve il buio,
mentre le rose appassiranno
nei giardini, ormai
disadorni e spogli.
*
Silenzio nell’attesa
della lucida brina,
che prenderà il posto
delle acquose rugiade,
e vitreo diverrà, in breve,
il paesaggio avvolto
nei geli precoci del mattino.
*
Poi, odore di funghi
e di castagne,
odore buono di bosco
e selvatico di macchia…
*
Odore della tua allegria,
quando verrai a dissiparmi
le nebbie delle mie malinconie
di un altro autunno
della mia vita,
e se avremo freddo,
ci scalderemo,
stringendoci di più.
*
Tempus fugit dice
e ammonisce la meridiana,
ed allora afferriamolo
e stringiamolo con forza
e prepotenza, costringiamolo
ad essere nostro,
finché il tempo dura…
*
E noi ne abbiamo sempre
così poco.
**

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