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In memoria: Edoardo Sanguineti

Chiunque ponga a chiodo la parola
riformulando le risalite al verbo
si direbbe liscio
di cadute in vie ferrate.
 
Egli era, ora diremo alle parafrasi,
dicendolo per quanto è ancora a mente,
ma dal suo verso
un monte di discorsi non più sale
giacchè la vetta è sotto
ed è per noi la posta
in gioco.

Nel vento

Fantasmi ed anime
soffiano nel vento,
mi travolgono ed io...
io scopro in loro
essenze di misfatti
e meriti smarriti.
Che cosa rimarrà
del nostro cammino,
se man mano che prosegue...
sbiadisce.
Solo cenere e confusi ricordi,
Un profumo nostalgico di ciò che non possiamo più avere.

Le corte parole

Quando ti mostri
albarosa e ocra sulla cordigliera del seno
la terra intera si pone nel capezzolo
e retto
al tuo minimo passo tenta.
Alle mani
s’apre la riga del ventre per l’inchiostro
della loro ombra.
 
Tu cancelli l’impronta dai denti
quando ti attraverso dalla bocca
con parole corte.

Vorrei sentirmi dire

Vorrei sentirmi dire...
nelle sere agitate dal vento
nel calare lento
di un tramonto rosso,
quando la luna di nessuno
intrappola la luce.
Quando nei vicoli assonnati
di un paese arroccato
le tende dietro ai vetri
si raccontano silenzi.
Vorrei sentirmi dire...
sulla porta della notte,
dischiusa per far entrare un sogno
tra i fantasmi che sussurrano ricordi
mentre desolate spiagge,
accolgono lo sfiorar delle onde.
Vorrei sentirmi dire...
che le scogliere bianche
attendono l'oceano
nell'abbraccio e nell'abbandono
quando su fili di nubi
voleremo insieme
nel ricordo delle nostre primavere.
Vorrei sentirmi dire.....

Occorse

Occorse.
La sera era maggio.
 
Il coraggio si aprì tale un coperchio
la carne
bastò battere il fondo
 
Sul piatto di portata
virtù e vizio
 
Era l’alba.
Una, delle viste

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Per gli Autori che non sanno come iscriversi e ci hanno chiesto informazioni:

Per iscriversi all'Associazione bastano 20 euro (iscrizione a.s.2010)

Comunque a quel nome

Seduti a tentoni gli occhi riposano
sulle gobbe dei muri a secco
che fu acqua di vento e timore.
Sgravidano nei rivoli
nascendo le pozze con quel vago vagito
a tinta d’intorno.
 
Nelle rubriche i soliti nomi vivacchiano a memoria.
 
Si potrebbe questo o tal altra
ma il telefono dista un’alzata di voglia
che pesa la terra.
 
Forza la fuga uno squillo
invitante: aspetto le gambe,
aspetto a quel nome.

Aliti di Vita

Amico,
sei rannicchiato
nei tuoi sensi di colpa
che tolgono
aliti di Vita.

E scorgo lacrime
di follia disperata...

Là dove

 
Là giù in fondo, dove il cielo
si incontra con il mare
e con un lungo abbraccio
si uniscono,
là dove una sola linea appare
dove il tutto si congiunge
e un unico velo si distende,
là giù in fondo, all’orizzonte,
tra la spuma che danza
e lo sciabordio gorgogliante
delle onde,
al riverbero del tramonto
ogni cosa risplende.
Là dove l’aria sospira
e di cento, mille profumi
s’arricchisce,
là dove i gabbiani stanchi
vanno a dormire,
là dove la notte ed il giorno
s’avvinghiano in passionali amplessi,
mentre il mare s’addormenta
e la luna irradia la sua
pallida luce,
là dove le stelle
sfavillano nel soffice manto
e Zefiro intona il suo
armonioso canto,
si laggiù, là in fondo,
dove le illusioni ed i sogni si dissolvono
e per magia tutti i desideri s’avverano,
dove nuovi misteri nascono
e i sentimenti più non si nascondono,
là, le anime innocenti
degli amanti di oggi e di ieri
per sempre si uniscono
per cantare l’eterno inno d’amore
là giù in fondo, all’orizzonte.

Passa maggio

su tentacoli verdi spinosi ostili
scoppiano rossi di tutti i toni
una domanda di perdono aliena
che poi dobbiamo vivere ancora
in questo universo tutto di tutti.
così scordare le spine potremmo
se dalle dita sbocciassero rose
a parare i graffi dell'anima oltre
i danni che ne fossero venuti.
lo sfogo spezza ogni catena poi
si placa passa come nulla stato.
i petali scossi cadono seguono rigagnoli
fangosi tra mille altre perdute bellezze
ormai rassegnati a diventare oblio
nascono bacche turgide, immemori dei fiori.

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