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Lo scherzo

Scoprimmo il letto
e vi ci buttammo
sopra, nudi come vermi.
Fuori pioveva a dirotto,
era metà giugno.
Sembrava uno scherzo tremendo
e sembrava uno scherzo tremendo
anche quando lei chiese
- Cosa si fa adesso? –
 
Subito dopo si buttò su di me
e facemmo tutto quello
che dovevamo fare.
La sua carne era morbida,
calda ballava al ritmo
dei miei colpi d’anca.
 
Fu tutto grandioso.
Lei venne prima di me
e nel frattempo che io
ne avessi abbastanza
e mi lasciassi andare,
venne un’altra volta.
 
Si staccò da me
e si rifugiò nel suo cantuccio
col fiatone,
lasciandomi soddisfatto e sorridente,
con un’irresistibile voglia di fumare
nella sua camera da letto.
 
Il silenzio piombò fra di noi.
Il rumore della pioggia
appiattiva i nostri pensieri flaccidi.
Chiudemmo gli occhi all’unisono
come una coppia perfetta.
 
- Non deve succedere mai più,
vestiti e vattene – sentenziò lei
seria come non l’avevo mai vista.
I suoi occhi nocciola
mi schiaffeggiarono l’anima,
le diedero fuoco
e poi la lasciarono agonizzante
a spegnersi lentamente come una candela.
 
Tutto quello era troppo per me,
uno scherzo davvero di cattivo gusto.
- Dammi ancora un bacio,
prima di buttarmi fuori dalla tua vita –
le risposi stando al gioco.
 
Lei rise di gusto,
la sua risata prese a calci le nuvole
aprendo uno spiraglio
buono per farci passare un raggio di sole,
pizzicò la mia pelle
facendomi sentire un formicolio
lungo tutto il corpo.
Avevo il fuoco di Sant’Antonio,
bruciavo nelle fiamme dell’inferno.
 
I suoi occhi erano velati di bianco,
non so perché.
Mi si ributtò addosso di peso,
prima era leggera come una piuma,
adesso pesava più di un macigno.
Le mie braccia non la reggevano
e forse manco la mia coscienza.
 
Ripassammo il copione d’accapo,
compresa la pioggia
che continuava ad imperversare fuori.
- Mi fa male tutto – commentò alla fine,
non si riferiva a me,
ma non volli sapere altro.
 
Mi rivestii veramente,
in silenzio,
mentre lei dormiva.
Stava impazzendo senza che se ne accorgesse
e non c’era nessuno che l’amasse
così tanto da farglielo capire,
me compreso.
 
Pazza era lei,
pazza era la storia,
pazzo ero io che camminavo sotto la pioggia
pensando che da un momento all’altro
sarebbe tornato il sole
ad asciugarmi.
 

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