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Storyboard di un Corto nel porto

 
 
Qualsiasi aggeggio si poggi sull’acqua - brezza naviglio
cielo onomatopee - è un sollievo verderlo
e chi apprezza il molo conviene Sul molo
la signora altissima fissa il ponte altissimo
di un cargo turco che manovra per l’ormeggio
Il marinaio è sul flying bridge deck e si sporge
vede il pilota a babordo e gli sputa contro un secco: - γειά!
La signora altissima volge il capo nel turbine dell’ehi! L’uomo
più in alto manda gli occhi a visitarla
Si fa generoso con un sibilo di sirena
Il marinaio ha un costume di rame fino ai capelli
una peluria unta e faccia e tronco da un profilo greco
Un forcipe gli balla nei bermuda Il gluteo che va nell’azzurro
è quel satellite bianco su cui lascia il senno la signora
più alta del sole adesso e come il sole riflette
Il giovane cormorano sulla scogliera di sottovento
apre il becco e si tuffa nel fondo che sale
Sa che dal fango emerge l’elemosina e si cimenta
 
Al molo il bastimento turco non fa scalo a lungo
Nella cuccetta a valve una perla essuda gocce
di sapore salace La signora altissima ripassa la lingua
orientale con la stessa dovizia con cui il marinaio greco
ha spiegato il suo paradigma irsuto Frasi di una violenza
concitata penetrano le carni Forse la passione è davvero
uno stigma che imprime il porto Sopra l’argine del gusto
esonda il puzzo dei motori e dei tendini a riposo
 
L’albero di maestra segna la tolda
con la stessa ombra del giorno precedente
Escono ed entrano mandrie di resine espanse
Arrivano all’orizzonte e rimbalzano sulle scie
Sembrano echi che tornano a voce nei bassifondi
La signora altissima nelle ciglia altissime ha colto
una stilla di rame appena sopra il pupe socchiuso
 
Ghiannis marinaio e greco alla fonda la segue
Vanno verso lo sbarco in silenzio per sfuggire
alle truppe di terra Sulla passerella il vento
converte il beccheggio in un saluto segreto
Il suo pareo a fiori si gonfia in coperta
Certo - pensa la signora - è stato bello e profondo
ma un porto è solo un gesto di pietra e cemento
che spezza il frangente Nessuna saldatura sull’atollo
di ferro riempie la costa di date
ma numeri di sabbia e un racconto duttile
disegnano la clessidra come tempo andato 
In realtà il disegno corrente è dell'uomo al parapetto
che non scavalca 
 
Il parapetto è un freno Agisce estinguendo
la rincorsa del metallo ingrassato
Ghiannis è questo viaggio ancora
poi lascerà l’isola per tornare
alla pace di Etera come qualsiasi altro ricordo
di forcipe e pantaloni slacciati
Si apre un torace come guidato al faro
nel punto di fuga della scena inquadrata
 
Una canna di kevlar divide il cielo e il naylon
nell’onda si confonde Un vecchio a cavalcioni sulla bitta
considera la fiancata un promontorio
in cui entra la ruggine dal mare: - E’ stata una bella notte
Una notte di festa e si è dormito poco
ma profondamente - dice Prudenza
La signora altissima sfugge all’amo: - Definisci
bella e profondamente - mormorava lei nella cuccetta
e ora fa lo stesso come per liberare la memoria
Amo è una parola adunca che uncina il ventre
quando si ingoia il distacco nascosto nel presente
Né la signora né il vecchio cadono nel tranello
e tacciono l’evidente mistero dell'amo come si vede
 
Prudenza è il nome del Vecchio che sossurra alle barche
quali sentimenti non hanno riserve
a sfidare l’oceano da una riva di carne.
 

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