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A mia sorella e mio padre

Mi viene voglia di pregare
quando guardo mia sorella
indossare un vestito nuovo
mentre si guarda allo specchio
e sorride come a Audrey  Hepburn.
Come quando io, diec’anni fa
credevo di somigliare a Totti.
Forse mi viene perché sono un fedele.
O perché ho paura di perderla.
Forse non dovrei farne un’esagerazione.
Forse è per tutti la stessa cosa.
Fatto sta c’a me mi viene voglia di pregare
e mia sorella è talmente bella.
Oggi ho conosciuto il suo fidanzato.
Ragazzo simpatico.
Forse è vero, la sto perdendo
e forse è bene che vada –
parlo come un vecchio filosofo,
sono un conservatore –
ma quando la guardo,
senza farmi vedere,
affacciata sullo specchio che riflette
i suoi trucchi da ventenne,
è come se capissi cosa vuol dire amare.
allora prego, in silenzio,
dietro al mondo, dietro a ogni cosa.
 
*
 
Natale senza mio padre, triste.
Come quando in televisione
passano un film di Kaurismaki
e quelle tinte sbiadite
ti ricordano le cose belle,
le cose che non ci sono più.
Oggi berrò tanto vino e tanta birra,
fumerò almeno tre pacchetti di sigarette
e penserò alle sue mani grezze
che guidano l’automobile
per portarmi la mattina a scuola.
Forse è giunta l’ora di crescere.
Di smetterla d’accontentare
le manie infantili di questo cuore
perso nelle insulsaggini della vita.
Il capotavola sarà vuoto, oggi.
Forse è bene che lo occupi io.

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