Scritto da © ferdinandocelinio - Ven, 08/02/2019 - 00:13
Segue la fiamma
il poeta, la notte,
tremula e facinorosa
ammissione di fragilità
cerca
con le sue parole
sconsiderate
quel bagliore divino
*
Resto immobile sotto il muro
e ballo passi di dinamica misantropia;
l’uomo m’ha deformato il cuore
e oggi, per colpa sua,
mi sfregio la carne,
scrivendomi addosso
poesie che hanno il peso d’un overdose.
*
Le mura di casa mia conoscono i miei occhi.
solo loro possono vedere dentro le iridi
quell’oceano prosciugato,
quella rara spiaggia bianca
che un tempo è stata una montagna di sale.
Le mura di casa mia conoscono i miei libri
e bevono con me il caffè,
io mi siedo di fronte a loro
e gli racconto dei sogni apocalittici
che mi rovinano la vita,
delle mie calze bucate,
della mania quotidiana di credermi un poeta,
un numero uno,
Il migliore di tutti.
Se fossi stato più abile nel vivere la vita,
probabilmente non sarei diventato
così punibilmente profondo,
se la paura di essere qui non m’avesse schiacciato,
probabilmente non vi sarebbe
tutto questo misticismo arcangelico
nel peso di ogni singola parola.
Se sono così forte è solo perché sto viaggiando
a vele spiegate dentro me stesso,
perché so che l’unica via di elevazione è la consapevolezza.
*
Quando piove è come se immaginassi
di vivere al tempo di una guerra,
come se il sole non arrivasse per giorni, mesi, anni,
e io fossi un senzatetto sotto una pioggia perenne.
Quando piove credo che il miracolo di essere vivi si spezzi,
insomma che dipenda dalle previsioni del tempo
questa o quella felicità.
Com’è brutto vivere con tutta questa malinconia
nei giorni in cui piove.
Finestre serrate e aree di gelo
che sorvolano la pelle
come zanzare immuni agli zampironi.
come vorrei trovarmi da un’altra parte,
lontano dal corpo,
dove il cuore non s’avvizza, resistendo.
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