Banalità d'inverno

Non potrò liberarmi del sangue bianco, nemmeno oggi che avrei potuto
sollevare il ghigno e la muscolatura di cormorano
 
L’imbarcadero non prevede succhi di fico
né cuori di legno
e per ogni ramo spezzato c’è una via da svegliare
 
La Signora ha gelo nello stomaco, vino e tranquillanti per spartito
si fa la nebbia con il mentolo un’alba grassa con acido solforico
tutto per un circo da imbastire, un piacere di mercato
 
I parrocchetti invece sono in agguato, fluido verde e polpa d’onda
non li sconvolge la pesantezza ai ciclamini
Neve?
Cos’è?
Danno lezioni di teppismo i passerotti
la schiusa è stata la peggiore degli anni dieci
ora si fan valere di ciò che s’è imparato tra le ruote
giocare con i chiodi, covare uova di kalashnikov
 
Tutto torna in un concerto al freddo che non ha uguali
al gulag che sostituisce il sole
 
Ci sarà da mangiare giù al porto
qualche polpo  sopravvissuto allo scoppio dei tombini
prima che subentrassero loro
i miseri di corpo antenne a difendersi l’un l’altro dal fenolo
 
Che sputarsi addosso gelo è comodo vestito
di bianco il ciel…corazza e cingoli sui bacetti, crema di pistacchio
e che gola l’intestino sazio!
 
C’è una via di fuga verso il mare, l’India è solo a qualche isolato
e luce, nessuno è sotto zero kelvin, solo una massaia osa proferire
un padrenostro, ma non s’è visto nemmeno quello e nessuno sa cos’E' (Giovanni)
 
Che dico?
Un pino strangolato dai ghiaccioli
Un ulivo che invochi l’anno santo
Uno che restituisca un cingolato al Sole
senza pillole per lo stomaco, tanto non c’è niente da nutrire
soltanto luccicare là nell’ ombra che fa nuvole e cipressi
 
Banalità, cos’altro c' ?

 

(F.P.Intini)