Scritto da © Franco Pucci - Mar, 27/06/2017 - 21:07
L’ultimo tuono ha rintoccato quasi fosse vespero
e il frullo subitaneo della fuga atterrita di nere ali
scrive rondini in cerca di riparo al limite del cielo.
Mentre ancora tacito il soprassalto all’inchiostro
parole come gocce rosso sangue colano dai versi
-scrivo in apnea aspettando la lama del fulmine-
Ancora non si arrende al sole questa primavera
-ho la testa incollata con la pece alla malinconia-
è vento che viene dal mare che spettina l’anima.
Tuona ed è l’ultimo rantolo della notte deflorata
guardo l’edera tremebonda sul poggiolo -sorrido-
chetati pianta pusillanime che è solo pantomima.
Chiudo gli scuri sul tuo profilo che appare laggiù.
Piove, mi giro sul cuscino e il cuore tuona.
e il frullo subitaneo della fuga atterrita di nere ali
scrive rondini in cerca di riparo al limite del cielo.
Mentre ancora tacito il soprassalto all’inchiostro
parole come gocce rosso sangue colano dai versi
-scrivo in apnea aspettando la lama del fulmine-
Ancora non si arrende al sole questa primavera
-ho la testa incollata con la pece alla malinconia-
è vento che viene dal mare che spettina l’anima.
Tuona ed è l’ultimo rantolo della notte deflorata
guardo l’edera tremebonda sul poggiolo -sorrido-
chetati pianta pusillanime che è solo pantomima.
Chiudo gli scuri sul tuo profilo che appare laggiù.
Piove, mi giro sul cuscino e il cuore tuona.
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