il suo occhio catrame impazzito
che gira e rigira il lampadario
ricamo spirali a questa noia
che è pozzanghera metallica del cielo
imbuto di fosforo e argento
Entro persino negli specchi
e poi sparisco
in qualche nervo teso
del collo
Questo è il mio mestiere:
rompere gli assi cartesiani
centrare rovelli poetici
vibrare di seta gli escrementi
Io non ho le idee chiare
sono l’assente di turno
verde plastica umida
che cade a gocce
in un tempo grammaticale.
Sono talmente una mosca
che sono un lampadario
intelligente e imprendibile
ottone barocco
che detta temporali e scrive
Se ho un sogno lo numero col gesso alla lavagna
per me l’amore sono due vetri sudati al posto degli occhi
un palmo aperto su una spalla
due cerini accesi alla felicità
e questo non solo
di più ancora
intendere
pioggia e mosca
in uno stesso verso.
- Blog di Giovanni Perri
- 958 letture