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La roulotte

Un paese dell'Est.
È gelida e buia la notte di metà primavera. Una stagione che è solo astronomicamente primaverile. La temperatura è invece abbarbicata ancora a valori invernali. E pare non abbia alcuna intenzione di mettersi in pari col calendario.

La vecchia roulotte bianca oscilla tra la nebbia ed i vapori che l'avvolgono. Un fantasma cigolante appare, al riverbero della fioca ed intermittente luce della Luna, quella sagoma. La vernice scrostata lungo i bordi della lamiera, oblò sporchi di polvere e ditate stampate ovunque. Gli ammortizzatori (o quel che ne resta) che gracchiano in lamenti metallici duettando con gufi e civette.

Sulla brandina sfatta Peter stantuffa imperterrito tra un paio di lunghe e pallide cosce che gli cingono i fianchi e scendono incrociandosi in due graziosi piedini a punta. La schiena scoperta mostra il tatuaggio di un serpente minaccioso che pare animarsi per la contrazione dei muscoli dorsali. La penetra con vigore piantando i pugni sul materassino smollato, puntando in alto le possenti spalle ed inarcando il busto mentre i glutei si tendono, abbassano ed innalzano ritmicamente.

Le dita della donna gli scivolano nervose lungo la schiena, lasciando strisce sulla pelle sudata.
Anche lei solleva il dorso inarcandolo tra le pieghe del lenzuolo liso e sudicio. I piccoli seni si appiattiscono, e le si possono contare le costole. La bocca si spalanca ad accogliere l'aria che le si spezza nei polmoni. Si morde le labbra sottili. Il piacere che prova è alternato al dolore. Si sente scuotere, rabbrividire ed avvolgere da un calore che s'irradia dal pube.
Geme ed ansima. Muove la testa lentamente, voltandola da una parte all'altra di un cuscino beige scurito da un alone di sporco. Lascia fuoriuscire languidi sussurri quando viene, bagnando le lenzuola.

Anche Peter, dopo aver assolto il suo dovere, si rilassa abbandonandosi sul corpo di Irina. Affonda la faccia nei suoi lunghi capelli rame dorato sparpagliati sul guanciale. Si lascia solleticare il viso dal fluire di quella chioma poi, mentre lei lo stringe in un abbraccio riconoscente, cerca le sue labbra e baciandola soffoca i suoi sospiri.
Lei accoglie quei baci, e li ricambia. Sulle labbra si accenna la curvatura del sorriso. Ha gli occhi chiusi, con del mascara blu pastello sulle palpebre; il viso stanco ma sereno e soddisfatto, e dei graziosi ciuffi che il sudore le ha appiccicato sulla fronte.

Con un cigolio lento e fastidioso viene aperta la porta della roulotte. Si ferma contro la fiancata del mezzo provocando un sordo suono metallico. Peter scende a piedi nudi la gelida scaletta in alluminio. Ha indosso dei jeans consunti e scoloriti ed una vecchia camicia aperta che gli svolazza intorno, lasciando scoperto un vigoroso petto.
Sorseggia una birra in lattina e fissa la Luna che spunta da sotto una coltre di nubi, rischiarando per brevi momenti la campagna per poi lasciarsi nascondere. Peter le sorride, pare invidiarla. Osserva tutto intorno senza potersi soffermare su nulla, troppo scuro.

Si riavvia verso la scaletta lanciando la lattina vuota sullo sterrato. Entra e poco dopo il cigolio riprende, lamentoso, la sinfonia con le creature della notte.

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