Scritto da © Manuela Verbasi - Dom, 28/11/2010 - 21:37
Eppure l'idea di partenza era una qualsiasi che prendevo dall'orda dei pensieri, i miei disordinati quasi quanto una libreria senza libraio. Ne sceglievo una, la mettevo al centro e la plasmavo a sua immagine e somiglianza, che è un po' la mia, così credevo. Mi meravigliava il corso che prendevano le parole da sole, calde,
come una febbre che saliva dal niente, ad arrostire le guance, inumidendo le mani. Mentre scrivevo s'appalesava nella mia mente, come se uscisse dal foglio, il suo viso. Stranita, ora m'incantavo di tristezze, ora ritrovavo la forza che mi dava guardandolo negli occhi.
Il suo mezzo sorriso precedeva un sorriso intero, era come se mi tenesse fra le braccia quando, con quel suo tono di voce basso mi diceva: non sai scrivere d'altro se non d'amore.
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