Scritto da © 'O Malament - Mar, 10/02/2015 - 18:04
Non più res, luna, questo tuo volto astuto di vecchia accanto al camino|
trasmigrazioni di gru che dicono; piedi rugosi che ti hanno per un istante
accarezzato il volto|ali a planare, gambe rinsecchite sul fiume fangoso|
nelle acque del quale l'obolo è legge di natura|riconosciuta all'equilibrio
a riprendere il volo|recare sul becco immaginari fagotti già crinati sui camini
ove sono stati plasmati|per le loro uova di viandanti, giacigli di paglie.
È nostro, luna|il segno della sopravvivenza, di colui che di più se ne è macchiato|
il ricordo più lieve più giocoso|parafulmine per la legenda: il sublime|oh il sublime
dell'orrore|come viene stravolto accolto|in nome di un coccodrillo che chiama|gli eserciti a sé dei compagni ad ogni planare|ad ogni passaggio di gnù|di bufali|e le sponde d'intorno che pullulano|dei gialli inseguitori.
È nostra, luna|la deforestazione per la soia|per l'oro il platino il rame il mercurio|il grigio mercurio dei mari che rilucono|che ritrovi ogni notte ad ogni marea|il galleggio che dovrà pur mostrarsi|il velo interposto|più sottile sottile|ma noi amanti|amanti amanti di te|delle stelle|passivi|noi chiamiamo questo amore silenzio|e gli alberi e gli insetti che ci stanno a guardare|ci osservano|con il loro fogliame|verde giallo rosso|le zampe|e stormiscono|fanno tzzz-tzzz|a te luna res|che ci graviti addosso|convinti|che le mille e più fabbriche di nucleare|disseminate su tutto il pianeta che osservi|con amore disperato di neanderthal violentata|possa loro lasciare lo spazio del nuovo|il tempo non interminato di planetari satellitari vocii|di rondini.
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