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Secondo episodio del Capitolo I del Libro da terminare subito
 
Le api. Forse ci state a debita lontananza, e fate bene; sono diversissime da voi, da me.
Viaggiano, ma per quante ore? Qual è la resistenza di un’ape al volo: quanti chilometri al giorno?
E poi, questa storia dei colori, delle essenze, che non si è mai ben compresa. Dove sta il loro senso dell’odorato, i loro occhi come li vedono i colori? E il senso dell'orientamento? E l’incasellamento, lo stoccaggio, quanto prende del loro tempo?
E infine, “last but not least”, le operaie, lo fanno perché ce l’hanno per mestiere o per piacere?
“Certe, na vota ce l’aggie vuta pure ie na vutat’’e mente”, stava pensando fra se e se Peppine ‘o cavallare, “ non ricordo quando, ma l’ho avuta l’idea di dare una sterzata alla mia esistenza.”
Poteva ringraziare il Signore, Peppino; il Signore e le viuzze strette della sua Napoli, ché lì, per quelle viuzze, i camion, quelle bestiacce tutte anodizzate dotate delle più astruse diavolerie: idrovore, compressori, prolunghe, etc.etc. non ci sarebbero mai potuti passare. A meno che di buttar giù i bassi di mezza città.
Invece lui, Peppine, con il suo carretto in legno, che aveva fatto spondare più alto da tutti e quattro i lati, cui s’era ingegnato di modificare le stanghe perché gli cadessero in modo geniale sulle spalle, lui riusciva, conoscendone a perfezione gli angoli, le scorciatoie, le segrete connessioni, ad inerpicarsi, ad arrivare quasi dappertutto.
Aveva sviluppato un’odorato impensabile, quale un cane selvatico; Peppine, l’odore particolarissimo dei pozzi neri lo distingueva ad una distanza superiore ai cinque chilometri. Non importava se fossero in superficie oppure più interrati, egli riusciva a indovinarne i proprietari o, perlomeno, dalla specificità delle loro più recondite essenze, la zona; con una precisione da navigatore satellitare.
Pensare che tutto questo fosse partito da una gita scolastica casuale nella quale s'era infiltrato, (un nipote tredicenne che gli aveva riferito di questa cosa di S.Apollinare in Classe) significherà pure qualcosa dei segreti della superiorità umana!
Era stato facilissimo salire e sedersi sul pulmann al fianco delle due prof,, giustificare la propria presenza in quanto familiare addetto abitualmente all'assistenza di un ragazzetto affetto da epilessia. L'avevano addirittura ringraziato. Non se n'erano mai accorte!
A S. Apollinare la prima folgorazione: quei mattoncini piccoli piccoli, ma così preziosi.
Le forme erano le più varie, ma Peppine fu colpito dai prismi, gli esagoni, che tanto assomigliavano all'intelaiatura di quei primi alveari che s'era arrubato nelle vicinanze di una discarica a S.Giuseppe Vesuviano, dove andava a scaricare le eccedenze. Terreni ormai incolti, comunque.
Dopo esser tornato, dopo la scoperta, s'era fatto un giro, senza l'impaccio del carretto, per le varie discariche, aveva trovato modo di parlare all'orecchio dei sorveglianti, aveva prestato più attenzione a quanto raccontava Omar, il ghanese collaboratore a progetto permanente che gli riequilibrava le stanghe sulle spalle durante le discese, che gli disincagliava le ruote; lo aveva ascoltato attentamente quando blaterava della sua formazione nell'edilizia, (limitata, deve dirsi, a quella della costruzione di interi villaggi africani sperduti in mezzo alle foreste) e, infine, s'era deciso al grande passo.
Insieme a questi aveva razziato quanti più alveari potesse, forse un migliaio forse più, bruciato in gran parte le cassette perché i proprietari non potessero riconoscerle, e con le intelaiature interne che contenevano il core businnes dell'idea aveva formato sul bordo della discarica più ospitale una lunga fila, perfettamente pareggiata a livello del terreno, nella quale Omar versava con ogni cura, al termine di ogni viaggio, ciò che Peppine prelevava senza sosta dai pozzi neri.
Il risparmio nei tempi di produzione, quindi nei costi, era la risultante della sinergia tra l'odorato di Peppine, che scartava quella dei quartieri più pestilenzialmente occidentalizzati, l'occhio dello stesso, che selezionava le sfumature della materia prima, il sole, e i fuochi che, specie nelle giornate d'inverno, quelle più piovose e disagiate, (allora venivano buttati nella bocca della discarica molti più pneumatici) il sorvegliante accendeva ai bordi di quella speciale fornace, ottenendo in tal modo il calore artificiale necessario per l'esatta e tempestiva maturazione dei mosaici.
Il settore marketing sul posto era stato affidato ai fratelli e cugini di Omar i quali, essendo un numero sterminato, per una scheda telefonica ogni venti di essi, potevano raggiungere, a piedi, ogni villaggio, ogni nuova periferia di città del Ghana e proporre, o l'implementazione con rifacimento sul costruito o l'inserimento a sbalzo e a nuovo dei mosaici “italian style S.Apollinare" nei mattoni di sterco di vacca e fango di produzione locale.
Nel giro di circa quindici mesi, il volume d'affari si è talmente ampliato che ora Peppine pensa di iscriversi al Registro nazionale delle Start Up.
Chissà che, con il “consiglio” del sorvegliante della discarica, (pensa il nostro creativo) non riesca anch'egli ad accedere ad uno di quei fondi perduti, si, nei meandri della burocrazia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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