requiem per un soffio di velluto rosso (a Carmelo, sempre riconoscente se non di più) | Poesia | giuseppe pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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requiem per un soffio di velluto rosso (a Carmelo, sempre riconoscente se non di più)

la notte è delle
stelle
la mia si alimenta di
fendenti
di una soltanto che
solca come lama di
spada
fredda e sicura nei
suoi danni da corsia di
ospedale
 
taglia carne
nuda
vestita di
pelle levigata
spirali di peli pubici
succhi di labbra e
lieve brezza di
sospiri
 
un sangue di
volpe d’argento
in questo centro di
grossa fragilità
di un mio
convincimento che
si accusa da sé
nelle segrete di
un castello molto solido
dove la principessa
sconta le memorie
in un canto senza
tregua
vestito di moto perpetuo
come la solita preghiera di
fine serata
 
punge di
un unico lungo tremolio
i pori del terreno di
un insieme di
seni prosperosi
terra di conquista e di
sconfitta
dove i temerari si
infittiscono di
boschi odorosi di
mistero
il tuo gioco di vita
può portarci perfino alla
follia
nel solco dei desideri
più veri
si inumidiscono le parole e
i pensieri
diventano carne da
profanare o
forse soltanto da
conquistare
stanotte
nel bruciore del
ventaglio e
dell’ultimo avvertimento
 
muore
due volte muore
dopo esser rinato
sfidato alla ruota della
tortura
tra i blocchi delle
pietre
che raccontano fatti e
orrori
non siamo che cielo e
nuvole
ma anche spigoli di
terra bruna
macinata fine dal
fiume
che musica nel suo
rumore
delle pietre sul suo
letto
muore
più volte muore
sul tavolo dell’operazione
tagliato dal bisturi
la spada del mio solito
duello
cementato dalla malta del
suolo
con le stelle in volto
riempiono gli occhi
totalmente dominano
mentre uccidono
due tre quattro volte
ancora
 
cosce aperte
spalancate sul
ciglio dell’universo di
un inferno che ci
sta rendendo schiavi
spazientiti nelle azioni dei
grossi volumi da
biblioteca
entro dentro di te
ogni volta più stanco
ogni volta meno sveglio
cercando nei pressi della
memoria
i sentieri di
un mondo scaduto
nelle piazze di una
città che vive in un’altra
città
nelle parole di un
discorso che vive in un altro
discorso
ferendo a colpi bassi la
mia stessa natura di
ladro
la mia stessa presunzione di
falsità
 
arriva così spavaldo il
falco della notte
avvolto di lenzuola da
fantasma
scoppia di urla e
respiri profondi
morde il legno delle
porte
confonde
distante verso il suo mare
la principessa ride
accende falò sulle dune
donando alla dimenticanza
tutto l’odore del vento
spingendo la
barca al largo delle coste
nel regno delle onde e
delle tenebre
finendo di correggere il
tiro
per la resa definitiva del
gladiatore
nella polvere della battaglia
l’ultima
quella che restituisce al
sogno
l’importanza strategica del
giorno
tra raggi più concreti e
 di fuoco
le direzioni complesse delle
anime
lo spettacolo di un altro bis
nel gioco spesso assurdo del
nostro più sintetico
meritato
melodramma 
 

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