Scritto da © maria teresa morry - Mer, 04/04/2012 - 11:59
Vorrei un momento di pace
tra me e un mio tempo lontano.
Ricordo un inverno in città
freddo e brumoso,
indossavo una giacca
perché non avevo cappotto.
Portavo una grossa treccia,
capelli fino alla schiena,
e stivali di gomma contro la marea.
Ogni mattina correvo
ero sempre in ritardo.
Venivano i marinai dei pontili
Vestiti di panno lanoso
con bottoni dorati,
i volti arrossati dal gelo,
presentavano fogli d'imbarco.
Lunghi corridoi del palazzo
odoravano di cera cremosa,
ottoni lucidi, cristalli appesi
e la pendola sarcastica
comandava le ore.
Macchine da scrivere
Ticchettavano ordini di servizio,
segretarie senza passi
si muovevano lente.
Le motonavi filavano
alla Giudecca allarmando
il mondo con forti sirene.
Il primo stipendio
mi fece meraviglia:
ero una ragazza, allora
e la vita per me
una compagna di scuola.
tra me e un mio tempo lontano.
Ricordo un inverno in città
freddo e brumoso,
indossavo una giacca
perché non avevo cappotto.
Portavo una grossa treccia,
capelli fino alla schiena,
e stivali di gomma contro la marea.
Ogni mattina correvo
ero sempre in ritardo.
Venivano i marinai dei pontili
Vestiti di panno lanoso
con bottoni dorati,
i volti arrossati dal gelo,
presentavano fogli d'imbarco.
Lunghi corridoi del palazzo
odoravano di cera cremosa,
ottoni lucidi, cristalli appesi
e la pendola sarcastica
comandava le ore.
Macchine da scrivere
Ticchettavano ordini di servizio,
segretarie senza passi
si muovevano lente.
Le motonavi filavano
alla Giudecca allarmando
il mondo con forti sirene.
Il primo stipendio
mi fece meraviglia:
ero una ragazza, allora
e la vita per me
una compagna di scuola.
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