Scritto da © rossovenexiano - Mer, 22/01/2014 - 22:13
“Amarcord”, sottolineo questa espressione in dialetto romagnolo “a m’arcord” che si traduce in “io mi ricordo (neologismo della lingua italiana a voler significare la rievocazione in chiave nostalgica) … e il pensiero di tutti, naturalmente, va al grande Fellini e il suo film, per invitare gli autori di Rosso Venexiano a tornare indietro nel tempo e riaprire quei ricordi dove sicuramente restano tracce delle nostre prime frasi, i primi pensieri in quei foglietti strappati… di quella certa età, in quelle favorevoli condizioni in cui è esploso quel bisogno di rapportarsi col mondo circostante, tra la gente con cui si è vissuti, attraverso nuove forme di linguaggio poetico, la prima espressione dei propri sentimenti, i propri pensieri e le maturate riflessioni sulla vita. Un “Amarcord” della nostra prima espressione poetica che si staglia sulla nostra storia, con il sentire fra la commemorazione e la nostalgia, per esaltare la condizione umana in tutti i suoi aspetti. Un memoriale con i suoi tremiti, un viaggio sulle tonalità della poesia forgiata con le emozioni in una visione nuova della realtà, tra la tenerezza e la meraviglia dentro il fascino delle parole per esprimere umori, odori… dimensioni magiche della neve, del vento, della nebbia e dello scandire delle stagioni, visioni arcane della notte, del sogno e di ogni sentimento.
opera pittorica e testo di Francesca Cuccia
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