Scritto da © Daniele Alfieri - Lun, 17/01/2011 - 16:27
[Che noia di noi.
Immortalati a ricoprire un ruolo
bastardo
come l’amore].
Rifletto:
aveva il suo perché.
Come quando volai
da te,
e poi rinchiuso in quel cubo
di fango e di pietra,
in tortura atroce,
fuggendo Firenze,
i padri e Santa Croce.
Ricordi al vomito
mi sfiorano ora:
Coniglio, ho strisciato
sino alla caverna
della strega ch’ammalia.
Tutti mi han visto
mentre parlavo ai divani,
inondando le stelle solo
per te.
Errando in tondo,
ho bevuto il tuo sangue,
poi capovolto il mondo.
Sussurrai alla morte,
muto, e alla cenere.
Ho incontrato Beethoven,
Chopin
e il mio re:
Me.
Un trofeo di pelouche
è quel che ora porto.
La mia anima da nuda
ha trovato il suo porto.
Perché grazie alle cose
che ho visto
per te
sono cresciuto
spiritualmente.
»
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