Scritto da © maria teresa morry - Sab, 09/06/2012 - 23:49
Come mi piaceva, quanto mi piaceva
arrivare all'orto di John Lee
con le violaciocche sempre stillanti
della prima pioggia serale
nella benedetta terra di Perth.
Davanti alla sua casa
il tappeto di frasche secche
ed il secchio delle foglie
il cumulo di torba
per la stufa cieca.
Freddo sì, ne avevamo
eravamo Italiani noi
e là il sole troppo esangue.
Lui lasciava la chiave nella serratura
Dio sa dove andasse
non c'era mai,
ma la stufa cieca era sempre accesa
e sul tavolo sotto la finestra
il tè già pronto
nella sola teiera di porcellana fine
che possedesse Mister Lee.
Dal bovindo sbrecciato
guardavamo il mare cresposo
ai bordi dell'orto
in una spiaggia ferrigna
sbattuta da alghe.
Eravamo felici
nei nostri panni di ragazzi viaggiatori.
Tu ed io
felici.
arrivare all'orto di John Lee
con le violaciocche sempre stillanti
della prima pioggia serale
nella benedetta terra di Perth.
Davanti alla sua casa
il tappeto di frasche secche
ed il secchio delle foglie
il cumulo di torba
per la stufa cieca.
Freddo sì, ne avevamo
eravamo Italiani noi
e là il sole troppo esangue.
Lui lasciava la chiave nella serratura
Dio sa dove andasse
non c'era mai,
ma la stufa cieca era sempre accesa
e sul tavolo sotto la finestra
il tè già pronto
nella sola teiera di porcellana fine
che possedesse Mister Lee.
Dal bovindo sbrecciato
guardavamo il mare cresposo
ai bordi dell'orto
in una spiaggia ferrigna
sbattuta da alghe.
Eravamo felici
nei nostri panni di ragazzi viaggiatori.
Tu ed io
felici.
( Scozia, 1992)
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