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Il volo del passero nudo

 
 
 
Lui la trovò sopra il tetto, che danzava con un semplice lenzuolo legato alla vita.
Lei gli rideva. Come faceva di soppiatto nelle feste con le amiche.
<<Manu, è tutto finito; è già ripartita...>>
Ma Manuela non gli credette. E continuò a danzare sulle tegole storte, donandogli un altro sorriso ribelle.
<<Oh no, stai tranquillo; vai pure da lei, se vuoi. Io qui sto tanto bene>>.
Paolo in quel momento sentì di perderla. Le avvicinò una mano , scandendo lentamente le sue parole come fossero ori appena coniati.
<<Manu; è-f-i-n-i-t-a. Vieni giù, ti prego.>>
Lei articolò qualche passo verso di lui. Passi adombrati, suggeriti dal brivido di non sapersi più dove adagiare.
<<Ricordati che ti ho amato, comunque>>.
Si lanciò nel vuoto, ricadendo sopra la pancia di alcuni sassi che contornavano il vialetto di fuori.
Paolo non era riuscito nemmeno a voltarsi.
Restò inerte, su un gradino della scala, per poi sussultare alle prime urla delle case vicine.
 
 ***
 
<< Tesoro, stasera viene a trovarmi una vecchia amica. Ci siamo specializzati insieme.>>
Manuela avrebbe brasato dell'altra carne, aggiunto quei funghi champignon che lo ingolosivano tanto.
<<Vado a comprare un'altra bottiglia di vino. Torno subito.>>
Sfilò i nervi a quella coscia di manzo , fissando a sproposito un set di coltelli ancora incartato.
Provò a immaginarsi il sorriso di lei, mentre aspettava Paolo fuori dal cancello con l'ultimo
Cabernet preso al bar sulla strada.
Ristette un attimo, e poi si avviò fuori dalla porta d'ingresso, correndo verso il cancello principale del residence condominiale. Non c'era nessuno. Ma una macchina avanzò lampeggiando, chiedendo di potere entrare.
 
***
 
<<E così siete sposati da undici anni. Be', io non potrei arrivare nemmeno a due.>>
Barbara Lapelli faceva l'igienista dentale in uno studio fuori Parma. Per lei non c'era cosa più
importante che sorridere avidamente.
<<Paolo mi ha spesso raccontato di come ti ha conosciuta, Manuela. Dev'essere stato un colpo di fulmine, non è così?>>
Nella sua voce c'era tutta la supponenza di chi voleva tarlare una rivale in amore, disorientandola con battute quasi sempre fuori luogo.
<<Sposarsi poi dopo pochi mesi; i vostri genitori vi hanno proprio trattato coi guanti.>>
Manuela cercò di scrutare in viso Paolo, il quale masticava e sorrideva raccontando nuovamente quanto suo padre avesse insistito affinché il figlio lo seguisse nella sua professione di odontoiatra.
<< Era sicuro ce la potessi fare, mi ha dato tante sane dritte.>>
<<Se volete, è pronto il dolce...>> aggiunse lei soltanto, ricevendo l'okay del marito, mentre
Barbara versava del nuovo Pinot sui calici spenti.
 
**
 
 
<<L'accompagno alla macchina, così già che ci sono, butto via gli scatoloni.>>
Attardandosi più del dovuto, Manuela decise di raggiungerlo all'imbocco della cancellata.
Alla fine, per quanto i segnali durante la sera non le fossero mancati, non riuscì comunque a credere che la scena cui stava assistendo potesse essere così netta e reale.
Lui stava baciando Barbara in pieno marciapiede,le scatole ferme ancora al loro fianco.
Non disse una parola, Manuela. Era tutto troppo evidente e allo stesso tempo di una sfoggiata crudeltà che faceva quasi pena.
Decise di tornarsene correndo in casa; aveva voglia di piangere, sparire. Ma scelse di gettarsi su un flacone di pillole per dormire.
 
***
 
Paolo era uscito come ogni mattina presto. Erano mesi che non le dava quel bacio rapido sulla bocca. Di solito lei non ci faceva caso; ma quella mattina, svegliatasi su un cuscino di sudori e capogiri, a Manuela apparve chiaro come Paolo si stesse lentamente scucendo da lei, da quella nota coniugale che non sembrava più appartenere a nessun rincuorante registro.
Arrivata in cucina, fissò intensamente il set di coltelli dove forse risiedeva la soluzione più
ovvia a quel germogliare di inganni.
Ma, avvertendo il beep dell'orologio che suonava le undici, ebbe voglia di fare pulizia in tutta la casa.
 
 
<<Si, certo che ti do una mano. Passo a prendere Marco a scuola, e arrivo>>.
Manuela contò i grovigli di tappeti che aveva raccolto in un angolo del moderno salone.
Tutti persiani antichi, facoltosi regali o semplici acquisti fatti pervenire dal Caucaso.
La polvere che si celava al di sotto di quelle trame, aveva finito col raccogliersi tra le piastrelle incolore, conferendo allo spazio una tetra tonalità di gioia invissuta.
 
***
 
Ida si era concentrata sulla pulitura degli specchi. Glelo aveva chiesto Manuela stessa.
Aveva paura di riflettersi adesso. Di vedere il suo viso stroncato senza più fregi.
<<Manu, che hai?>>
L'amica aveva intuito che quel silenzio pulsante era frutto di un attrito in famiglia.
<<Puoi parlarmene se ti va...>>
Manuela deviò la pezzuola su una mensola rigida dove Paolo teneva le sue biglie da collezione.
Diede un colpo serrato, e sentì lo scroscio di quei vetri rotondi allungarsi per tutto il pavimento, inondandola di piccoli sentori esplosivi.
<<Manu...>>
Ida le corse incontro, cingendola a sé con un abbraccio soccorso, vibrato, quasi materno.
 
**
 
Barbara si riallacciò i gancetti del reggiseno, seminando Like a Virgin dal lettore cd.
<<Ti dispiace abbassare per favore?>>
Il nervosismo di Paolo non aveva molto effetto su di lei.
<<Perché dovrei? Madonna piace tanto anche a te>>.
Si allontanarono in auto dal piazzale Moletolo, inserendosi nel ventaglio di viale Europa.
<<Ancora non capisco perché fai così...>>
Barbara si fermò a una manciata di metri dall'ingresso principale del residence.
Vide Paolo arrovellarsi nel tentativo di sganciarsi dai comandi della cintura.
<<Come diavolo si fa!>>
<<Devi soltanto sfiorare il pulsante, non infossarlo>>.
Scendendo dalla macchina, il primo pensiero di Paolo fu quello di ricollocarsi in fretta la cravatta, assumendo un'aria più professionale possibile.
<<Allora al prossimo corso di aggiornamento, Paolo>>.
Aveva lasciato un messaggio in segreteria alla moglie, avvertendola che dopo il corso, avrebbe cenato fuori con dei colleghi.
Ma Manuela non avevo risposto né al primo , né ai successivi otto messaggi.
 
 
 
***
 
Trovò la porta di casa aperta, presentendo una scenata di quelle fatali.
La cercò in soggiorno, nella camera da letto; poi si diresse verso il salone, dove uno sciame di bottiglie vuote lo accolse sul tavolinetto damascato.
I tappeti erano stati tolti, le mensole completamente abbattute ; nel divano a semicerchio
sostavano attrezzi da taglio, e i coltelli conficcati sulle fodere blese.
Paolo iniziò a temere che quella furia fosse già esplosa. Ma non c'erano macchie di sangue, né segni particolari alle pareti.
Si affacciò all'esterno, pronto a chiedere un tempestivo soccorso. Non ebbe il tempo di
avanzare di molto, che sentì il frastuono di un'ennesima bottiglia, questa volta caduta dall'alto.
Levando lo sguardo si accorse della presenza della moglie in cima al tetto, mentre continuava a lanciare bottiglie di ogni tipo sul vialetto.
<<Manuela, cosa fai!! Non sporgerti, aspetta, prendo la scala...>>
Lei continuava a barcollare, sui coppi in laterizio che si spaccavano a fiotti tra i suoi piedi.
Paolo arrivò con la scala inclinata e una coperta di lino.
Poco prima di salire, si guardò l'anulare destro vuoto, e si accorse che la fede era rimasta in fondo alla sua tasca.

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