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Ho rubato

Dal dormiveglia dell’alba
ho rubato un raggio di sole.
Dalla brezza del mattino
ho rincorso un alito di vento.
Nel brunire ho accarezzato
il rosa del tramonto.
Dal blu della notte
ho raccolto due stelle …
La luna si specchia nel mio animo
in un cocktail di natura.
E il tuo sorriso,
i tuoi occhi,
il tuo respiro
s’intrecciano
riempiendomi d’amore.

 

Serata di festa

Il sole lentamente scompare nel pallido orizzonte.
La luce si attenua, si scioglie dalla sua energia e,
con pigrizia, si confonde con le prime ombre della sera.
I colori rosa del cielo si uniscono al crepuscolo ed in
un attimo ci si trova in una buia sera d’estate.
E’ la notte scura e profonda.
Solo una stella all’orizzonte veglia sul mondo.
La luna gioca a nascondino con le altre stelle fra le nuvole.
Un giovane uomo.
C’è vita in un piccolo angolo della terra.
E’ in corso una grigliata per riunire alcuni amici,
alcuni giovani, per festeggiare la fine di un torneo
di calcetto, per premiare vincitori e vinti, per stare
assieme qualche ora in allegria.
Una leggere brezza trasporta gli odori ed il fumo,
diventato nuvola, passeggia fra le fronde degli alberi.
entra nelle finestre aperte, come pure nell’androne della chiesa.
Le flebili fiammelle di alcuni lumini illuminano leggermente
una grande tavolata piena di risate ed allegria.
Parole si innalzano al cielo, parole accompagnate da qualche
bicchiere di vino e dalla freschezza della gioventù.
La stella continua a far capolino nel blu della notte.
Guarda non vista l’allegra brigata e sorride perché si sente
ed è parte di loro.
Attimi di silenzio fra applausi scroscianti durante la premiazione.
Tutti sono contenti e felici.
E la sorpresa finale….i fuochi d’artificio.
Si susseguono uno dopo l’altro: gialli, rossi, verdi,
i colori dell’arcobaleno.
Riempiono la vista di splendide melodie . mentre dalle bocche,
esclamazioni di stupore e meraviglia si soffocano sotto
il rumore dei botti.
Lampi colorati che illuminano il cielo scuro.
Salgono e scendono, si sparpagliano, si confondono tra loro.
Giocano a calcetto con la stella e poi lentamente scendono a terra.
Giovani uomini ed una stella che sorride.
Su una sedia un bellissimo mazzo di fiori per un ricordo,
per una amicizia che resterà sempre nel cuore di tutti.

Treviso, li 16/07/2007

 

Mi chiede - come sta?

 Mi chiede - come sta?
E vorrei rispondere
- io non sto io non vivo
sono presunta
ho gli occhi che ardono di un'altra luce
 
 
eppure sorrido e dico
- abbastanza bene grazie
e gli parlo dell'ultima notizia della nuova legge
lo faccio adeguatamente rispondo
in modo consono ed arguto
 
 
quando me ne vado pensa
- che donna intelligente
mentre io torno a scontare
l'inesauribile condanna
per aver taciuto
- ancora e ancora
 
 
 

Amare

 
A volte difficile è parlare
difficile capire o sopravvivere.
Perchè amare è difficile.
Quando non rimane che il silenzio
nella speranza di un domani migliore.
 
Atlantis

Mai una sosta

Vado a stima degli occhi.
 
Stanno poggiati allo sguardo
bussola e gesti cardinali.
 
Nell’era dei tasti, il topo è l'ago
e timone.
 
Dal mistero elettrico le finestre
provocano luogo e fragranze
nella pagina.
 
C’è pressione
in quell'essere: che abbia!

Alfonso e il verme

Si chiamava Alfonso, ma per noi della Baia Del Re era “el Funsin”, il piccolo. Alto non più di un metro e mezzo, dal fisico gracile, esile come un giunco, brutto da non guardarsi, si atteggiava a “ras” del quartiere e noi morivamo dalle risate. Nonostante il fisico non proprio statuario, faceva un mestiere che avrebbe per sua natura richiesto ben altre doti di forza e prestanza: el cervelee, ìl macellaio, traduzione per il volgo ma soprattutto per i non milanesi. Forse per questo aveva mutuato un’espressione di falsa ferocia che lo trasformava in macchietta vivente. Oh, ma ci metteva anche del suo, vestendosi come Al Capone, impomatandosi di pessima brillantina i capelli e facendosi crescere quei pochi e radi peli sotto il piccolo naso certamente aquilino che lui chiamava pomposamente baffi. Frequentava, anzi “imponeva” la sua presenza anche nel bar, dove la sera ci si ritrovava per una partita a scopa o a biliardo e spesso noi si evitava di andare al cinema o di fare roccolo per raccontarsi barzellette: bastava dargli spago ed ecco che Funsin prendeva la scena e non la mollava più, fino a notte inoltrata e fino all’ora della chiusura del bar. A questo punto credo sia necessario collocare nel tempo e nel luogo l’aneddoto che sto per raccontarvi. Era il 1969, anno tragico per Milano e l’Italia tutta, e l’episodio si “consuma” esattamente in Via De Sanctis, periferia sud di Milano nella zona anticamente conosciuta come “La Baia Del Re”, per la storica presenza nel quartiere di un noto esponente della mala milanese, chiamato giustappunto il Re. Il bar in questione era proprio all’angolo della succitata via che sfocia nell’Alzaia Naviglio Pavese, dove scorre pigramente uno dei due Navigli di Milano, quello cioè che torna a Pavia dopo aver portato le acque del Ticino a Milano, col nome di Naviglio Grande, ed essersi soffermato nella darsena di Porta Ticinese per poi ripartire. Era dunque, come si diceva, una sera notevolmente nebbiosa e noi tutti si bivaccava nel bar in attesa di decidere come ammazzare la serata: scopa o biliardo?

Natale con un Angelo

Non volevo scrivere. Fino all’ultimo c’è stato un briciolo di speranza nel mio cuore.
Piccola, piccolissima speranza ma mi do   sempre  la possibilità di avere una porticina aperta e di ricredermi. Sto ora in cucina, fra i fornelli, guardo ogni tanto i tegami, non vorrei bruciare ciò che sta cuocendo, non ho una grande abilità culinaria da cinque anni a questa parte.
Sono molto distratta, incomincio un qualcosa, lascio, passo ad altro, lascio e ricomincio da capo, spesso c’è “un fil di fumo” che si sente per casa: qualcosa si è bruciato. Perciò oggi devo stare attenta, è Natale, Natale 2009, il quinto senza mio figlio.
Se ne è “andato” in una grigia “forse grigia, forse pioveva, forse nevicava” non ricordo, ricordo soltanto mio figlio.
Dal primo istante ho pensato e capito che Francesco, il suo andare, era una cosa solo mia, di mio marito e di mia figlia. Ma c’era tanta gente attorno. Gli amici di lui che si abbracciavano tra le lacrime, impotenti nella loro disperazione e vera sincerità. I parenti, gli zii costernati e forse anche un po’ addolorati. I cugini, un paio con sincero dolore, gli altri un po’ annoiati per aver rotto il loro tram tram.  
Mi sono all’attimo sentita incredula per tale partecipazione, specialmente, e onestamente, solamente da parte dei parenti e cugini. E’ stato soltanto un attimo di dovere da parte loro, ora mentre scrivo ne ho la più fervida certezza.

il pianto di un bimbo

dove nascono i sogni?
come finisce la gioia?
dal pianto nasce 
la disperazione,
per un momento
di vita, un voto si fa...
siamo nati soli,
e soli perirono
i pensieri e le azioni nostre,
con cuori laceri 
e ingrigiti dal fato,
per ciò in cui
credevamo...
e le musiche 
di altri tempi?
le litanie di terre lontane
ne ho nostalgia,
di tempi e luoghi
che mai ho veduto..
si fermano nel tempo
e nello spazio,
come pezzi colorati di collage,
uniti a caso dalle mani
di un bimbo..
un bimbo sorridente
che fretta di crescere non ha...
giudico
i pezzi di specchi infranti,
cercando di metterli
a posto nel loro ordine
naturale, ma mostrano solo
frammenti
d'immagini sfogate...
un passato da narrare
torna poco credibile...
credo anch'io di esser
come un bimbo
che non ha coscienza
di se,
sentendo il disagio
per presenze
andate...
affogo le urla nel pianto,
portando le mani alla testa...
so di essere un uomo
che crebbe troppo in fretta,
con unico il calore di una lacrima
che scende piano piano....

Cose Così [per non precipitare]

 
Ticchettio di questo tempo tiranno
che incide il mio volto di canzoni,
fiaccole accese, viavai di discese
volo d'azzardo per non precipitare.
 
Manuela
 

Io sto bene e tu ?

cortesi convenienze d'uso antico
per rimarcare solida amicizia
si scambiano signori per la strada
don ciccio don nicola come s'usa

citare due persone assai per bene
e queste in verità quanto gentili
hanno formato più generazioni
fra prole nipotini e pronipoti

di questi eredi in buoni intendimenti
rivivo gran momento soddisfatto
da ricorrenti note di consenso
e se chiedessi nostra condizione

vivo in alone d'elevata sorte
sono felice per le note aggiunte
nel pentagramma musicale poste
in un respiro che non ha confini

e negli anfratti d'anima riposte
introspezioni come un fuoco accese
carezze per il cuore e per la mente
sono fonti di dolce ispirazione

ricordi di fanciullo e del presente
vita trascorsa insieme ai genitori
oppure con l'amata del destino
mano con mano assieme ai nostri figli

quest'è l'appunto da tenere a mente
da conservare sempre per semente

 

Copyright © Lorenzo 7.6.10

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