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Ho provato a vivere

ho provato a vivere, sollecitato dal mondo
prima di essere fagocitato da lui stesso
ho provato a viverlo osservandone i veleni
attraverso bolle di fumo sparse nelle stanze

visione invereconda di piccoli grandi delitti
perpetrati senza vergogna, a piene mani
caleidoscopio di indecenti amori ed umori,
mi si offriva al diradarsi di nebbie oppiacee

ho provato a viverti, mondo, e sono morto
 

Ad occhi chiusi

 
( Sulle note di Open Arms dei Journey)
.
Tregua
hai invocato tregua
mentre scorticate dal caos dei giorni in corsa
le tue mani osservi
mendicanti dolci
di sogni insaponati.
 
Un attimo
almeno un attimo
vorresti attorcigliarti
dentro la bianca bandiera dell’illusione
tenerezza
che non può far male.
 
Dalla sorgiva goccia
il fiore è già sbocciato
ad occhi chiusi
smetti di pensare
amore
che non conosce Amore.
 
Amara consapevolezza
che il cuore spacca
brandelli sparpagliati in cerca d’adesivo
e intanto dietro il vetro
cerchi e vuoi
quello che non vuoi.
 
In tondo giri
annusando ciò che fuggi
corridoio buio
senza porte né finestre
e la vita scorre
e tu rimani fuori.
 
tiziana mignosa
gennaio 2010
 
 

Falsi ipocriti

Ipocriti nei loro uffici
fingono di esser sordi
e si coprono gli occhi
per non vedere
persone che 
non possiedono nulla tranne 
le lacrime da versare sulle loro disgrazie.
Dio conceda loro almeno quelle. 
Ipocriti stringono le cravatte,
lucidano le scarpe e
sono pronti ad un nuovo trionfo.
Mentre molta gente per un loro schiocco di dita
potrebbe salvarsi...oppure no.
Capite,
che è tutto nelle mani di ipocriti?
Ma gli unici in grado di regalarci un sorriso anche se tutto va male, ahimè,
non sono gli ipocriti in questione.
Quelli sanno solo fingere e far credere che tutto quello che scelgono è corretto.
Ipocriti.

manette

 

Il nostro è un vento contrario
che profuma d'incenso
i vicoli ciechi dell'attesa
Non ricordi la strada di casa
perchè la conosci a memoria
 
Tu mettimi manette di neve
e fammi tremare,
poi spegni la luce

 

 

Riflessi d'amore

 C’eri anche tu sulla spiaggia quella sera
c’eri anche tu, solo tu, ed era primavera
il mare sonnacchioso stirava le sue onde
riflessi argentati e l’occhio si confonde.

E’ stato veramente amore a prima vista
ed ero orgoglioso della mia conquista
non mi sono accorto di lui che accanto
ti ha rubata a me lasciandomi nel pianto.

Amori giovanili, dico adesso con filosofia
sarà, ma ho sofferto quando sei andata via
da vecchi si trova sempre una giustificazione
per coprire gli errori fatti in continuazione.

Così se ci ripenso non sono più sereno
mi aveva abbagliato il candore del tuo seno
i riflessi argentati del mare quella sera
nascosero l’inganno…era solo primavera
 

Altre voci

Stordisce quel silenzio del tuo sguardo
che mi stringe in un battito di sole,
ferita la dolcezza di un’attesa.
 
Per troppo tempo ti ho rincorso, amore,
ora colgo altre voci lungo il mare
ed incrocio altre vele ed altre stelle.

Perfezione di schiavo (Vibeke's contest - Il tocco di una dea)

- Aaaaahhh! Aaaaaaaaaaaaahhh! -
Eskil stava irrimediabilmente per venire. Svigorito da una cinquantina di minuti di furente battaglia erotica con la sua Padrona, durante la quale aveva elargito il suo liquido seminale al pavimento già un paio di volte, sentiva che era giunto il momento d'eiaculare per la terza volta - ed auspicava ultima, per quel giorno. Aumentò la cadenza dei movimenti penetratori e, nonostante cominciasse a sentire gli adduttori indolenziti a causa di alcune contrazioni irregolari nei movimenti, riuscì a condurre in porto l'orgasmo senza particolari apprensioni.
- Mmh, sì, è stato bello! - canzonò implacabilmente Lady Malene.
- Perchè mi fa questo? - chiese Eskil, col tono candido d'un infante.
- Fare cosa? - ridacchiò beffarda la Padrona.
- Lei sa cosa... - sussurrò afflitto l'uomo.
Eskil poteva essere tranquillamente considerato l'uomo più bello di Stavanger. Alto un metro ed ottantacinque, dalla muscolatura armoniosa e flessuosa, aveva una chioma corvina lucida che gli lambiva i lobi delle orecchie per andare a sfociare ai lati della nuca, e degli occhi verdi che parevano malachite vitrea perpetuamente estratta dai giacimenti dello Zambia.
Per diversi anni era stato un infaticabile dongiovanni. D'altronde, non era un'attività che gli risultava particolarmente ostica, dato che di donne propense a penzolare ai suoi piedi al minimo schiocco di dita ne trovava parecchie, a Stavanger come altrove.
Il problema è che quel modus vivendi non era quello che desiderava lui. Condannato all'appariscenza da un'avvenenza inesorabile, l'unica voglia reale che gli era rimasta era quella d'instaurare rapporti con un'impronta tangibilmente asessuata.

Canti unnici

Cosa ne dici
degli oleandri tagliati di fresco
cosa ne dici
della sorpresa delle madri sventrate
fu lavoro fatto con cura
tutta la steppa ne applaudì
non cantarono le foglie
come le trombe a Gerico
ma il vento ci disse il suo
orgoglio.
 
 
(estate 2007)

L'autunno e l'inverno.

 
Torna che nessuno parte
vieni e lascia tutti
l’aria piena risuona
di dolce musica
la nostra nostalgia.
Non ti assopire
perderai senso non contare
che il tempo è solo convenzione.
Le mie grandi mani
hanno carezze attese
desiderate non gli negare
il fragile tenero tuo corpo
ch'è tuttavia guaina lieve
dell’acciaio temprato
che sei.
L’autunno e l’inverno
hanno pure colori e calori
intimamente godibili.
Non temere di cadere
che il falco sa di dover volare.

Estasi

 
Annego in quegli occhi
come fossero lago
m’osservi ed assente
mi vedi che guardo
Partito esplorando
quel tuo tale fondale
tra travasi di visi
così stesi
ed io in estasi
 

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