Blog | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Piazzetta virtuale

 agorà

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Blog

Quella mano

 
generosa sentire
una mano da stringere
ora che le dita grinze tremano
allungandosi per afferrare
il bicchiere dei ricordi
per consolare l'anima fugare
la voglia di piangere.
un gesto come un ritorno
da una lontananza scelta
una mancanza anche sofferta
che scavalchi la tenebra
d'essere stati estranei vivendo
anche convivendo e poi nulla ma
non potrà esserci perché
non ci fu mai davvero.
 

Riflessi in noi

Grotte marine
abbrividite dal sole
che bruciando cresce
nel profumo della notte.
Il tuo sguardo piove
tenere gocce smeraldine
su lingue di fuoco vermiglio
da attraversare avvolta
in una tremula vertigine
per arrivarti incontro.
Quando sciolto ogni trucco
fra ciglia bagnate di luna
e sudore mi bisbigli
nei riverberi inestricabili
del cuore un sorriso di baci
oltre il buio in fondo
agli occhi, improvvisi 
scrigni riflessi in noi.

Capriccioso gioco

A giocare col destino
Pochi eletti Son riusciti.
Colossale impresa,
spostare i titani
e prendersi gioco di loro.
Ironia sottile o
Sarcasmo pesante
Son caratteristiche rare
Che non tutti san sfruttare.
Se non giochi bene le tue carte
Difficile è averne un’altra mano.
Sguardo scarlatto
O
Voce di veleno
Poco importa,
capriccioso è il gioco della sorte.
A giocare col destino

 

La partita

La vita è un azzardo
da giocare al tavolo verde.
La vita è un grande rischio
e la partita va giocata
in modo che l’avversario
non possa mai scrutarti
in viso.
 
Ma se ciò accadesse
allora che faresti?
 
D’astuto giocatore, qual son io,
con quattro mosse
lo stupirei piantandogli
negli occhi il mio sguardo
e visto che imbonitore sono
l’incanterei, dimodochè
il gioco non vinca mai.
 
Ma è disonesto!
Certo, lo so!
 
Ma se in questo modo
io non faccio
son sicura che non mi salverei.
Disse la mosca al ragno.
Ah, ah, rispose questo,
vedi amica mia,
ch’io senza manco
aver alcuna mossa fatta
la vittoria l’ho ben
che conquistata.
Tu, nella mia tela sei venuta
ed il mio fluido che magico non è
ti ha intrappolata,
così di te stasera
mi faccio una grande e bella
scorpacciata.



Diario del Che in Sicilia / 5

“Capitolo 39/60. La passante”
Dove l’Edippater degusta plum cake farcito di crema di pistacchio e con glassa al cioccolato bianco sulla piazza dei Ventimiglia a Castelbuono e, a sontuosa passante di composite fattezze arabo-normanne e di sode e tornite morbidezze rubensiane, mentalmente rivolge feudale e trobadorico omaggio in monoverso quinario: “pezzo di gnocca”.

 

 

“Capitolo 40/60. Caffè coniugali”
Dove si racconta che il nostro Che ha instaurato ormai un sostanziale rapporto coniugale bigamico con Vandala e Mefista, cuoche e cameriere del Locus. Poligamia priva però del solo formale elemento della consumazione carnale. Ciò apporta il fondamentale vantaggio di avere un caffè gratis e su richiesta a qualsiasi ora del giorno e ovunque (tavolo, amaca eccetera, fatta esclusa camera da letto), più altre piccole ma privilegiate attenzioni. Inoltre, l’assenza di consumazione carnale permette la facile risoluzione dei due matrimoni, sia per la Sacra Rota cattolica che per i Dottori dell’Università del Cairo, ottimo viatico alla conservazione dei buoni rapporti con il movimento dei Fratelli Musulmani.

 

 

La razza

 
Stereotipati tipi
di topi
oppure peti
 in trappole mentali
son tali
razzisti
e intolleranti
Con idiosincrasia
poesia
e gran filautia
si accendon di percosse
fosse quasi tosse
tisicume
come tesi scarse
Li ferman solo i morti
stantii catarri e carri
e sopra bestie bastano
degni animali marci
 

Sviene l'Aquila, a Febbrili Altezze.


   
Alfabeti muti irregolari,
in rintocchi di piuma
a scandire le braccia
del tempo immaginato,
nelle rosse firme ai calici
d'alate metamorfosi,
o l'acqua di sirena
a spegnere gli artefatti
di lingue allo studio vive,
al corpo di nuove identità.
 
Foglie di mani ardite,
sulla via tortuosa
d'elisir di petali in solfeggio,
scalando mondi gemelli,
per virtuose lacrime
di fertili terre munte,
in abbandono al sole.
 
Si sciolgono i nodi,
tutto avviene quasi per caso,
in un lampo,
dalla terra al cielo.

 

Ti voglio...

 
Ti voglio ora, sciolta come neve al sole
distesa languida corpo sublime...
 
Tu che sai darmi ciò che ormai m'appartiene
tu che sai prendere ciò che in me rimane...
 
Così ti voglio stasera e ancora stasera
e gioire di te domani e domani ancora...
 
Atlantis

Tre stanze per un marinaio

Nelle taverne ai tavoli di marmo,  
quelle di ogni città stretta sul mare
lungo le mura giù dalle calate,
vi trovi sempre un bardo, un marinaio,
a contare il coraggio, l’ardimento,
che lo salvò da una perigliosa sorte,
Tu guardi alla tua vita di ogni giorno,
alle consuete cose, le incertezze,
a quel raggio di sole in mezzo all’ombre,
o alle avvilite strida, alle bestemmie,
alle preghiere di anime smarrite.
 
Poi fu un’onda selvaggia e aspra e forte
nel bel mezzo di un sogno menzognero
a scuotere la paura e lo sconforto
che tremare ti fa le vene e i polsi,
e giù sin dentro al cavo come un tuono
che rimbomba in un cielo che si annera
mentre lame di schiuma si protendono
dentro il lago del cuore in sé riverso.
E’ una bestia feroce questo mare,
lui ti stringe e ti avvolge nel suo vento.
Scampato dalla collera alla riva,
ti volgi all’acqua rovinosa e pensi
al tuo cammino per deserte spiagge.
 
 
C’è sempre un mare, un lago di calma,
talvolta un vento tremendo lo impenna,
rassetti reti, prepari la barca,
ed intanto lui passa per la riva,
tu vorresti seguirlo ed ascoltarlo,
ti hanno detto che ammaestra vento ed onde.
Lui si volta e ti fissa con lo sguardo,
ti chiede cosa cerchi e già tracima
la grazia che sospinge onde di vita.
Lo chiami: "Maestro, dov'è la tua casa?"
C’è la tua storia, pensiero e ragione,
c’è la fiducia di un vieni e vedrai.
 

Il vecchio pittore

(Testo e foto di Diego Rocco)
 
Sedute malinconiche,
tra coriandoli di natura
caduti lievi
a colorare
a mo’ di sberleffo
un solitario angolo
atto
al pensiero
alla commiserazione.
Corte prospettive:
il tratto è al margine,
lo spazio esaurito,
l’inchiostro è secco.
I miei occhi stanchi
non aiutano la mano
nel tracciare questo triste quadro.
Cadrò anch’io
nel mio carnevale,
non senza un ambiguo sorriso.
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 3 utenti e 6405 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • Ardoval
  • live4free