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cose così

Il deposito delle parole

S’udrebbe il vocabolario
quando dice di sé stesso un’acca.
E’ muto. Muove significati
quando per l’acqua si usa bere
significando.
 
Un periodo di canti s’apre a giugno
che viene mettendo sillabe di mare.
E’ solo da quel lato. Che non chiuda
ove si applichi la lingua; dove conobbe
 
il verbo, ed anche i complementi,
dai manichei del sale.
 
Non colloca la parola
il suo suono:
noi la scrivemmo uguale,
non tanto a dirla.

Cenere

 
  Non ho rimorso, ho guardato con indifferenza gli ultimi sussulti dei miei ricordi ardere portandosi via tre quarti della mia vita nel fuoco purificatore acceso da un cuore insofferente ai lacci che lo legavano al passato. Anche l’anima ha fatto capolino dal nascondiglio dove si era rifugiata ed ha assistito agli ultimi spasimi del mucchietto. Fischiettando indisponente ho ramazzato la cenere ed è stato allora che ho visto una piccola fiammella, giovane ma prepotente, ardere ancora incessantemente. Non voleva morire, ho guardato meglio e ho riconosciuto il ricordo cui sbadatamente avevo dato fuoco: l’amore. Come al solito avevo sbagliato tutto, i ricordi fanno parte della vita, puoi dargli fuoco e seppellirli sotto montagne di cenere, ma poi lentamente, ma inesorabilmente ritornano ad ardere, non si spengono mai del tutto. Ho recuperato la cenere e l’ho raccolta in un angolo della mia anima, mi è parsa contenta. So che alla fine i ricordi torneranno a tormentarmi. Ho deciso: cambierò strategia, li affogherò in un mare di lacrime. Servirà?

Percezioni

 
certe volte seduto
su uno spigolo qualsiasi
mi viene voglia di urlare
uno solo, senza senso
un'espressione vocale, forte
socchiudere gli occhi
poggiare i polpastrelli alle tempie
contare le rughe
che son lì agli angoli degli occhi
aprirli e guardare nella valle
verso nulla
e l'iride prende un tono di colore
che non riconosco.
 

Cose Così [degli aranci ]

Al tramonto s’accorgono le mani
nell'alibi perfetto degli aranci
e i rossi eterni sono slanci persi
di cieli bianchi di pelli inumidite

Morde la voglia, la mia tra le tue labbra
si riempie di blu come carezze quella stanza
pregna di baci in bocca il dondolarsi
di fiato corto  di sorrisi un cuscino

Manuela Verbasi

degli incroci

riprendo per la mano il mio cammino
trovo varianti a strade già percorse
dove d'incroci ne ho varcati tanti
e non recente il chiasma che conduce

verso il luogo delle prime intese
ricordo l'esserci dell'imposizione
d'una persona a modo non a caso
in verità fu degna decisione

e la storia del viaggio prese piede
con l'ansia radicata nel mio cuore
tempo finito prima poi continuo
tanto il cammino non si ferma ancora

con rivoli e affluenti lungo il corso
d'un grande tratto giunto quasi a sponda
tanto varianti io ne ho viste molte
e per rispetto mai dimenticata

la gente conosciuta in prima istanza
cordiale e con il senso d'accoglienza
ancora impressa dentro gli almanacchi
e nei frammenti tinti di calore

ci ritroviamo in natura viva
fatta di spighe e biete affusolate
da trasfomare in zucchero filato
per l'allegria del paese in festa

tra luminarie e banda cittadina
poi gli argini rialzati lungo il corso
del grande fiume prossimo alla foce
in stanca dentro i mesi di calura

a destra e a manca ancora stesso cuore
d'anime belle sempre assai ospitali
altro frammento d'iniziale impegno
durato oltre un lustro in anni verdi

 

Copyright © Lorenzo 15.6.10

Pensando

                                             Pensando al mio paese natale
                                                                                dieci anni dopo
 
 
   Io ero qui, quando questa terra era ostile e regalava solo poesia.
   Troppo poco per vivere e troppo per la pace. Ora tutto è in fermento, tutto in costruzione. I volti noti non ci sono più o ne vedi pochi.
   Gli altri, i nuovi arrivati, sono tanti e li vedi padroni dei tuoi sogni defraudati a te dalla vita che lenta, inesorabile, ti fa guardare avanti ma non ti permette di dimenticare.
 
   Io amavo il mare, il suo fragore lontano nelle giornate di burrasca.
   Alla sera uscivo sull’uscio di casa e nel buio della notte mi lesciavo rapire da quel rumoreggiare affascinante che proveniva da quella massa d’acqua in movimento.
   L’Adriatico doveva agitarsi moltissimo se io a tre chilometri di distanza ne percepivo un suono cosi distinto.
   In quelle notti, il cielo non era limpido e il mare si sostituiva alle stelle per regalarmi sensazioni stupende.
   La battaglia della vita ora, è come quel mare in burrasca.
   Qui il mare è lontano, il suo rumore non giunge fino al mio udito. Io in quella casa in mezzo agli ulivi, non ci tornerò più: è stata soffocata dalle nuove costruzioni.
   Era una casa dove si era sempre in attesa di qualcuno che doveva arrivare.
   Prima mia nonna che aspettava suo figlio, poi mia madre che aspettava noi. In questo aspettare c’era tutta la speranza e il desiderio del ritrovarsi che aiutava a vivere.
 
   Spesso mi sono sentita come una emigrata in patria.
   Si è sempre emigranti quando si va via (giovanissimi) da dove abbiamo imparato a conoscere al mattino, da quale parte sorge il sole e alla sera dove tramonta.
   Si diventa senza più riferimenti.
   Lontano da quei luoghi, non ho più saputo discernere dov’era l’alba e il tramonto in mezzo ai palazzi e al cemento.
 
                                                      Maria Mastrocola Dulbecco                         
                                                                                                                              1964
 

Cose Così [Immobile]

Fiori di loto, acqua e sale

Stamattina ho raccolto stupendi fiori di loto migranti sulla laguna. Non ci credete? Fate bene, non è vero. Oggi le sue acque indifferenti mi propinano solo alghe putrescenti. In queste acque mi specchio e l’immagine che mi torna, seppure spezzettata dai riflessi, mi parla di nuove storie, di nuova vita. Ho lavato in laguna le mie ferite e l’acqua salata le ha cicatrizzate definitivamente. Ora il sole provvederà ad asciugarle, le ho stese accanto alla mia anima, appese ad un filo che unisce il mio cuore a queste parole. Così, mentre mi perdo con passo più leggero tra calli e ponti, respiro a pieni polmoni la magia di quest’isola che non c’è e, come un Peter Pan un po’ acciaccato, attendo l’arrivo di Campanellino discutendo coi gabbiani del più e del meno. Anche per oggi la mia cura a base di fiori di loto, acqua e sale, produrrà i suoi effetti benefici, devo solo stare attento a non esagerare con le dosi, i fiori stanno finendo…

Che

Coccige, ergo summ
che
 
grrrrr, grrrrr
 
e cip, e cip
ciopp
ahoo
 
…………….
 
Chiappata
dal webb
Cattanzaro City
 

Cose Così [tra le corolle viola]

Appoggio ai muri, nei giorni di bianco, voli bassi appena sopra la linea di fango, la bocca asciutta. 
Quando non c'è più fiato. Seduta su una caduta.
Io di nessuno. Io.
 
Sarei di mosto, tra le corolle viola delle campanule nei giardini assolati. Puntando l'infinito, chicco in attesa di un bacio a grappolo. Fresca in viso, la testa fra i punti di sospensione, appena sfilata la lama.
 
Abbracciami.
 
Manuela
 

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