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Favole per Eligio

Favole dei ricordi di Eligio, baronerosso1
la domenica mattina del tempo che si avvia al Santo Natale si sente profumo di buona cucina...
nell'aia sgomberata dalla neve stanno rincorrendosi Lampino e Bill come fossero vestiti a festa...
...le campane della Chiesa dei Boschi suonano musica...e sì...lassù, a muovere i batacchi, c'è Lino, il migliore campanaro che ci sia...
Pietro, il poeta del pennato, è appena arrivato da Sambucedro...si mette sulle spalle il sacco di castagne che porta al caniccio vicino...è una bella corba ed una volta secche avrebbe reso un corbello, per tante buone cose da mangiare...il camino del caniccio già fuma e sedute dentro, nelle panche ci sono l'Annina e la Tonina che, in attesa della S.Messa, filano la lana...
e io, piccolino,intanto respiro il profumo di quel tempo...
baronerosso1
 
C’erano giorni in cui Eligio avvertiva una struggente malinconia, mentre s’immergeva nei ricordi di quand’era bambino. La sua infanzia, vissuta a Tideri, sull’Appennino Emilano. Io lo ascoltavo e per consolarlo scrivevo una storia con i personaggi di cui mi aveva parlato. Lui, leggendola, si commuoveva moltissimo, diceva che era accaduto proprio così, come narravo nelle storie, anche se io in quei luoghi non c’ero mai stata e delle persone che mi descriveva non avevo conosciuto nessuno. Tutti infatti erano morti da tempo. Mi sembra di sentire ancora la sua gratitudine e la sua commozione, per avergli fatto rivivere momenti della sua vita, attraverso le mie storie.
 
E nel caldo caniccio la Polda e l’Annina
Filano con la rocca e il fuso
Si preparano le fiaccole da accendere sul Turino
La notte di Natale
Nel caldo caniccio ci sono anch’io
In quella vita antica che mi piace tanto
Fuori sulla neve mi aspettano la Tosca la Kira e Lampino
Entrano a riscaldarsi Pietro, Rodolfo e Giannicche
Per giocare con me tra palle di neve
baronerosso1
 
Così sono nate queste favole:
La polda e Gigino (che è Eligio)
La Polda Gigino e le castagne
La chiesa dei Boschi
Sambucedro e il poeta
Il poeta del pennato
La fata del Lago Smeraldo (Questa favola invece è ambientata in Trentino, per un giorno in cui Eligio non vedeva bene, aveva dei problemi alla vista. Nel racconto gli dicevo che non sono soltanto gli occhi a “vedere il mondo e la realtà che ci circonda”, bensì il cuore stesso, che può fare molto e talvolta “vede” molto di più.)
 
...emozionante questo tuo divagare tra realtà di un passato sempre presente, fantasia dolce e sorridente ed il sogno di colori del mio angolo dell'Appennino...
Pietro quasi tutti i giorni arrivava in Tideri da Sambucedro...Pietro era figlio adottivo di Tideri e la sua casa era quella dell'Annina, la mamma di Margherita di cui era da sempre platonicamente innamorato...Non credo che i due si siano mai dette parole d'amore...ma certamente i due erano a conoscenza e consapevoli dei rispettivi sentimenti...
Quante volte, Pietro intagliava per me, dai rami di sambuco, pifferi o cerbottane e mi insegnava anche a suonare l'armonica...
Lo facevo male, ma ci provavo ed alla fine ricordo che alcune canzonette di allora riuscii a suonare discretamente...
Tideri era il paese delle ginestre, perchè sino alla crocetta c'era un'unica distesa di ginestre, dove mi nascondevo, dove giocavo...
...e con Pietro andavo spesso a Casa Forlai, nelle botteghe di Aurelio e di Tobia a fare la spesa e per un po' ci fermavamo ad assistere alle dispute nella morra di molti montanari...in giornate sempre belle e di sole anche quando cadeva la pioggia...
Pietro era timido, taciturno e gran lavoratore...
Pietro era montanaro e gran camminatore...
Per raggiungere Tideri percorreva l'erta che sale da Sambucedro al Tulino e quindi il viottolo sino alle case...
Ai margini dell'aia della Polda c'era un abete secolare e Pietro si sedeva spesso sul vicino muretto a secco...
Pietro era innamorato della Margherita, figlia dell'Annina...Innamorato platonico sino alla fine e per Margherita faceva molte cose,raccolta delle castagne, il taglio e preparazione della legna per l'inverno...
In molti lavori sul legno, usava il pennato ( il pennato (la falx arboraria dei latini) è un tipico strumento ancora oggi usato dai boscaioli, caratterizzato da una breve impugnatura, una lama larga e lunga 30/40 cm e con la punta ricurva in avanti. sono considerati della stessa ...) e si dilettava anche a creare tagli originali e sfaccettature molto personali e creative, tant'è che per me è sempre stato il poeta del pennato...
Pietro era un gentiluomo con gli scarponi, perchè era sempre gentile con tutti...
Tanti anni fa, un'estate, giunto per alcuni giorni a Tideri chiesi di Pietro...Pietro non c'era più...Anche Pietro era andato a riposare nella cittadella entro le mura.....
 baronerosso1
 
Con tanto affetto princess
 

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