A ruota libera (Cap. 8 - Parte 1) | Prosa e racconti | Claudio | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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A ruota libera (Cap. 8 - Parte 1)

                                                                    VIII
                                                   VENERDI' 06 GENNAIO
                                                              L'EPIFANIA
  
 
Che risveglio angosciante.
Sognavo di essere in un deserto sconfinato, senza sapere dove andare. In piedi, immobile, mentre l’arsura insopportabile mi infuocava la gola, impedendomi quasi di respirare. Non avevo la minima idea su che direzione prendere, sotto un sole torrido, a picco sulla mia testa. Evidentemente il mio subconscio non ha da suggerirmi altro, o di meglio, in questo periodo di stress sentimentale. In fondo non è nulla di più. C’è chi sta peggio, molto peggio di me, e non si lamenta. Forse è giunto il momento che anch’io cominci a pensare le cose in maniera differente. Ad agire, a riflettere come tutti coloro che soffrono, per ragioni assai più serie, e comunque cercano di avere un atteggiamento positivo. Il mondo sta andando avanti, non si è fermato mica. Non lo farà mai, qualunque cosa accada, e a chiunque capiti. Volente o nolente, dovrò fare lo stesso. Anzi, lo sto già facendo, per essere precisi. Me ne accorgo soltanto adesso, che stupido. Se non altro quel sogno mi ha aperto gli occhi. Sì, devo scegliere una direzione e andare avanti, ora basta compiangermi, devo reagire. Nessuno merita che qualcun altro si annulli per lui, nemmeno Bi. E se la incontro un’ultima volta, questo mi aiuterà ancora di più, ne sono sicuro. Lo sento. Faccio colazione e poi la chiamo, con calma.
 
----------    
 
Il suo cellulare è acceso, sta squillando.
Le mani cominciano a sudarmi, neanche stessi andando a fare l’ennesimo esame di ingegneria. Mille pensieri, centomila emozioni. Confuse, indecifrabili.
“Pronto?”
“Ciao Bi… come stai?” quasi mi trema la voce.
“Cla! Bene… grazie. E tu, come stai?” anche lei è in imbarazzo. L’ho colta impreparata con la mia telefonata, è evidente.
Scoppio a piangere, in silenzio, l’emozione è grande e mi sta giocando un brutto scherzo. Ma devo riuscire a parlare.
“Bene… almeno ci provo.”
“Già…”
“Vorrei vederti, ho bisogno di farti alcune domande. Devo riuscire a capire… non ti farò perdere molto tempo, te lo prometto.”
“Non ti preoccupare, non è questo… è solo che non ho risposte, Cla. Sono passati troppi pochi giorni…”
“Sì, lo capisco, ma io devo comunque fartele. Dopo mi metterò l’anima in pace e non mi vedrai mai più, credimi Bi.”
“Come vuoi… Sto andando a farmi la lampada.”
“Va bene, posso passare a prenderti all’uscita, se vuoi. Al solito centro vero?”
“Sì lì… Ti aspetto. Ciao Cla, a dopo.”
“Ciao Bi.”
Ce l’ho fatta. Tra meno di un’ora e mezzo la incontrerò, e forse capirò. Potrò sapere ciò che mi serve perché il distacco sia definitivo, una volta per tutte.
 Com’è carina però. Non la vedevo dal matrimonio di Mariagrazia e Antonello, neppure dieci giorni fa, e oggi mi sembra molto più in forma. Non me la leverò mai dalla testa...
Entra in macchina, sorridendo. Ma è evidente sia più un atteggiamento di circostanza che di convinzione. Del resto, che c’è da sorridere?
“Allora?”
“Volevo vederti… ho bisogno di capire, Bi.”
“Non sai quanto mi piacerebbe aiutarti Cla, ma davvero… non so cosa dire. Sono così confusa, e fredda.”
“Di questo me ne ero già accorto. Al matrimonio di Anto e Mary poi…”
“Al matrimonio cosa?”
“Lo sai, Bi. Non mi va di parlarne, adesso.”
“No, invece parliamone. Che ho fatto di male?”
“Niente, semplicemente mi hai ignorato.”
“Ma che dici?”
“Dai Bi, non sono stupido.
Vogliamo parlare di quando aspettavamo di fare la foto di rito con gli sposi, e tu te ne sei andata per quasi venti minuti con il cellulare, a duecento metri di distanza da me, nel giardino della sala ricevimenti?”
Imbocco con l’auto il lungomare, come ai vecchi tempi quando volevamo discutere in santa pace. Anche stavolta ci aiuterà a mantenere la serenità nella chiacchierata, spero.
“Ma stavo parlando con mia madre! E poi con Anna.”
“Ah sì? E allora che necessità avevi di allontanarti tanto da me? Ci si isola solo quando non si vuol far sentire cosa si dice, al mio paese.”
“Tu stai vaneggiando, davvero…”
“Non credo. Lo so che c’è un altro.
Non ho le prove, ma credo che non me ne servano più ormai, a questo punto.”
“Quindi è per questo che hai voluto incontrarmi?”
“No, te l’ho detto solo perché me lo hai chiesto.
Ora non ha più importanza. Quello che volevo dirti è che in questi giorni ho pensato tanto. A te, a noi e a ciò che stiamo perdendo.”
Le spunta una prima lacrima. Non pensavo ne fosse ancora capace. La ignoro e continuo con le mie parole, non voglio fermarmi, altrimenti so che non giungerò a niente, e finirò per lasciarla senza averle detto ciò che sento.
“So di aver sbagliato in tante cose. Ti ho lasciato la responsabilità di tutti i nostri progetti. E poi, come al solito, non ho cercato di capirti. Sapevo che sul lavoro eri scontenta, e ho anche provato ad aiutarti, se te lo ricordi, me ne devi dare atto. Ma forse non è stato sufficiente. O meglio, non l’ho fatto abbastanza, lo riconosco...”
“Sì è vero, mi sono sentita sola, ma non sono queste le ragioni del nostro allontanamento. Tu sei fatto così, ti conosco da una vita. Abbiamo superato crisi peggiori, lo sai.”
“Allora che c’è? Qual è il problema?”
“E’ proprio questo il punto, Claudio: non so dove sia il problema.”
“Ho capito. E’ stata Anna. Oppure qualcun altro che ti ha fatto innamorare. Dimmelo se è così, ti prego…
Ho almeno il diritto di saperlo.”
“Finiscila! Non c’entra niente Anna! E non c’è nessun altro, come te lo devo dire?” Io sono convinto del contrario e me lo si legge in faccia. Lei lo capisce e allora affonda il colpo.
“Ma perché, spiegami una cosa: quando mi hai lasciato tu cinque anni fa, c’era qualcun’altra per caso, eh?!
Dimmi, l’hai fatto per andare da un’altra donna?”
“No.”
“Quindi come vedi non c’è sempre una ragione di quel tipo. Te ne sei andato, e basta. Senza voltarti, lasciandomi piangere sino alle convulsioni e a impazzire con il mio dolore. Non ho mai sofferto tanto in vita mia, mai. Non potrò mai dimenticarlo. E ora dici a me che sono fredda, e che ti ho ignorato? Io?”
Le sue lacrime sono diventate in breve un vero fiume in piena, alternato soltanto a singhiozzi e soffiate di naso.
“Hai ragione…” sono mortificato.
So che Claudia non ha torto.
“Non lo so se ho ragione, ma non credere che io sia felice di tutto questo. E poi Anna… ti sei fissato con lei! Ma lo vuoi capire che non c’entra niente! Lei è una persona instabile che non sa cosa vuole, ma non da ora, da sempre. La sua relazione con Daniele è già finita da tempo, solo che ancora non lo sa. Lo sanno tutti, tranne lei e Daniele. Quell’altro poi…”
“Che c’entra Daniele?”
“Niente, solo che si rifiuta di capire.”
“O forse spera che tutto passi, lui l’ama profondamente.”
“Non lo metto in dubbio, ma dovrebbe farsene una ragione, così non ne uscirà mai. Comunque sono fatti loro, mi dà solo fastidio che tu pensi che le nostre storie siano uguali.
Non è affatto così, schiaffatelo in testa.”
La sua voce si è fatta dura. Quando vuole Claudia sa essere incisiva e decisa.
“E allora come mai i suoi problemi sono diventati anche i tuoi? Gli stessi, identici, con il passare dei mesi, da quando avete ripreso a frequentarvi? Dimmi perché?”
“Tu sei pazzo… Mi credi così influenzabile?
Ma con chi sono stata io in questi anni, Claudio?!”
Claudia è delusa, amareggiata all’inverosimile, e sincera. Ne sono sicuro, non sta recitando, con me non l’ha mai fatto.
“Ti sembra sia così, semplicemente perché in più d’una circostanza lei si è sfogata con me e ho letto nelle sue parole, nei suoi discorsi, tanti stati d’animo che erano simili ai miei. Se non proprio identici, alcune volte.
Forse perché anche loro stanno insieme da tanti anni… non lo so, eppure è così.” Alle sue lacrime si vanno via via, pian piano, aggiungendo le mie. Calde, corpose, pregne del suo stesso dolore.
E’ inutile continuare. Claudia non tornerà indietro. Quasi sicuramente mai più. In ogni caso, non a breve. Dopo che l’avrò riaccompagnata a casa, la mia vita proseguirà da sola. Senza più lei accanto. In solitudine, di nuovo, dopo cinque anni.
Ripenso alle parole che mi ha detto, mentre il suo sfogo continua, e ricordo come mi sono sentito io quando ho deciso che lei avrebbe dovuto imboccare un’altra strada, diversa dalla mia, nel duemila. Rivivo quel disagio profondo con cui la allontanai da me, senza pietà, definitivamente. E comincio a capirla, a comprendere il suo malessere, le sue scelte dolorose. Smetto di essere egoista e spero solo che l’epilogo di questo momento orribile delle nostre vite possa essere lo stesso di cinque anni fa: di nuovo insieme, io e Claudia.
Stavolta per sempre, se mai accadrà.
Siamo arrivati sotto casa sua.
“Allora… Bi?”
“Vado…”
“E’ un addio, vero?”
Non riuscirò a dire neppure un’altra sola parola, la gola mi si è gonfiata da non averne idea.
“Non lo so… Spero di no piccolo mio…”
Esce dall’auto, senza un bacio, un saluto. Solo i suoi occhi nei miei. Per pochi fugaci istanti. Nulla di più.
La seguo con lo sguardo mentre si allontana ed entra nel portone. Gli occhi mi luccicano sdoppiando tutte le immagini. Impossibile arrestare il dolore e quell’acqua salata che mi sgorga da dentro, sul viso, riscaldando tutte le guance e il volto, per intero. Per lei, è lo stesso, lo riesco soltanto a intuire mentre si gira verso di me per l’ultimo accenno di saluto.
E’ finita.
Sono solo, si torna a casa. Non è domenica, ma oggi si festeggia ugualmente, per la Befana. Vado via, ma la mia vita vuole continuare a essere. Nonostante tutto, nonostante l’addio appena consumato.
Un giorno chissà…

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