Scritto da © Anonimo - Sab, 17/09/2011 - 12:47
Non v’è nome che risuoni
nelle gole dei corvi;
né più lama risplende
ai dardi sul volto d’acciaio.
Veterano di cento battaglie
teso in cuoio di tamburo
su ossa spezzate,
è zoppo cavaliere
fra polvere e stendardi,
piangente ferito i cento galoppi.
Sciolgon le vele i mulini
girando i soli neri;
strappano l’erba falci di perfidia
che al sole marcisce.
Corni insabbiati squillano paura
liberando branchi nel regno del vento.
Fra pale d’ombra
i giri di mantelli radunano
i silenzi scuri
incatenati al fruscio dei pioppi.
Stille di sudore e sangue
son pietre su cui posare i passi:
sapeva già d’esser sabbia,
solo sabbia nell’abisso strozzato
della vitrea, inesorabile clessidra.
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