Scritto da © Anonimo - Mar, 11/10/2011 - 07:29
In principio non credevo d’essere
un cespuglio sperduto nel deserto,
abbandonato dai capricci del vento,
abbandonato dai capricci del vento,
tra anfratti remoti e nascosti.
Le spietate asperità mi ferivano crudeli
mentre rimbalzavo fra i cumuli di rena.
Incapace di resistere ai risvolti dell’aria,
seguivo cieco l’impeto della corrente.
Guardavo il vuoto con la sabbia negli occhi,
e mi vedevo riverso sul petto di mia madre,
pallida e immobile nel suo composto silenzio.
Solo la preghiera consumava la sua agonia.
Solo la preghiera consumava la sua agonia.
Esco nella pioggia della notte che mi saluta
carezzandomi con i suoi brividi di freddo.
Ora la mia ombra mi guida nel buio,
vecchio amico della mia solitudine.
vecchio amico della mia solitudine.
La luce della luna mi dona il fiato dei mortali,
e urlo come un bambino nella stanza muta
e urlo come un bambino nella stanza muta
squarciando con l’impotente lama di dolore,
la densa indifferenza della notte.
Come vorrei trattenere il tempo
e dormire ancora fra le tue braccia,
regalarti una stella e baciarti,
fino a chiudere gli occhi e poi,
sentire il tuo cuore battere per me.
Addormentarmi con la tua ultima carezza
mentre tutto comincia a oscurarsi.
Per favore, non lasciarmi, baciami ancora,
solo una volta...e salirò al cielo,
baciami un’altra volta e volerò con te,
strappando un agrifoglio dal monte senza croci.
E mentre Lui parlerà alle aquile reali,
ti raggiungerò, nudo, nella scia della tua stella.
ti raggiungerò, nudo, nella scia della tua stella.
(scritta 20 anni fa. Oggi ricorre l'anniversario)
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