Necromanzia | Prosa e racconti | Andrea Occhi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Necromanzia

Nel mio vocabolario quotidiano, parlato, è assai raro che pronunci frasi a contenuto negativo ovvero che rifiuti esperienze di qualsiasi natura esse siano, particolarmente, se prospettate da labbra femminili: le uniche cui son disposto a dedicare, inebetito, la mia più sincera attenzione ed ammirazione. Così, quando mi è stata illustrata la possibilità di partecipare ad un incontro colorato dai fumi fantasiosi dello spiritismo, siccome son curioso di mettere alla prova la mia abituale e innata incredulità circa i possibili collegamenti tra il tangibile e l’immaginabile, non ho avuto dubbio alcuno ed ho accettato immantinente, anche se, mi si permetta una quisquilia allusiva ad un giuoco di parole, la serata si prospettava, sicuramente, necromantica. Puntuali ci siamo presentati nel boudoir di colei che si riteneva la tramite, il canale di collegamento tra la sfera dei morti, che reputo silenziosa, e la rumorosa vita che, pur se timorosa della condizione della sua assenza, tuttavia non si sottrae al desiderio di voler contattare gli abitatori del suo contrario, per scopi non immediati, ma futuri, come se, coloro che non sono, conoscessero ciò che accadrà tra noi ancora non morti. La catabasi ha sempre rappresentato un viaggio eroico di iniziazione e conoscenza per tutte le culture. Luci soffuse ed essenze esotiche avvolgevano l’aria della stanza le cui pareti erano adorne di arazzi e simboli della magia egiziana, babilonese ed etrusca. La più banale ed assurda delle rappresentazioni. Coreografia per ingenui. Sul tavolo la planchette, interprete dei messaggi sibillini dell’anima evocanda. Seduto, conferisco la mia più asettica concentrazione, contraddicendo l’ordine della medium. Vogliamo conoscere il perché di quel suicidio. Un tremolio, come di energia elettrica a bassa tensione, come toccare con la punta della lingua quelle batterie a forma di parallelepipedo, mi attraversa dai piedi alla gola, concentrando una strana eccitazione tra le gambe. Qualcosa sta accadendo. Un aroma di acqua lacustre e alghe invade le narici. Incredulo sbircio da una fessura tra le ciglia e vedo un vestito azzurro, glauco per la precisione, strappato sulle rotondità, ed una massa fluente di sottili capelli del colore dei fiori della malva. I suoi occhi, bulbi perlacei bianchi, mi si avvicinano, colmi di curiosità. Mi lascio annusare. Le sue ossa piluccate dai cavedani, giacciono bianche sul fondo del lago. E’ annegata per amore, per non amore, per l’erronea consapevolezza di non poter vivere un sentimento che in realtà era così rumoroso da non poter non essere ascoltato. Labbra gelide si pongono sulle mie. Freme al contatto. Una scarna articolazione mi sfiora la guancia. Mi sfila un anello e lo dona alla sua ossuta mano. Sembra che mi sorrida, anche se il viso ha solo lembi stracciati a ricoprire le ossa. Ritorna la realtà. A terra una chiazza di liquido, sulla mia bocca una lieve alga. Nonostante la mia prevenuta rigidità, la serata è stata teneramente romantica. Domani, all’alba, getterò fiordalisi sulla superficie del lago, innervata come ardesia. Per un istante, un frammento, hai amato, anche se dal lato opposto della palude Stigia.
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 3 utenti e 3433 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • luccardin
  • Rinaldo Ambrosia
  • Marina Oddone