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Il rispetto degli altri è in contrasto con la propria libertà?

Il rispetto degli altri è in contrasto con la propria libertà?
 
All’interno dell’affollata società umana le regole e le usanze legate alla convivenza sono viste come dei limiti alla libertà individuale; si dice che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri e in questo antico detto troviamo due profonde verità: la prima è che il rispetto delle esigenze degli altri impone dei limiti al nostro agire; la seconda è che le regole del vivere sociale, del buon costume, tendono a volte ad essere opprimenti.
Esaminiamo però con attenzione se la comunità presenta solo aspetti negativi rispetto alle nostre libertà individuali: sappiamo che il gruppo è una delle nostre principali strategie per la sopravvivenza, da sempre le nostre attività fondamentali come nutrirsi, vestirsi e lavorare sono svolte grazie alla collaborazione diretta o indiretta dei nostri simili, grazie alla comunità oggi possiamo inoltre disporre di case con acqua corrente, servizi igienici e luce elettrica, possiamo comunicare mediante telefoni e computer, possiamo spostarci con treni ed aerei, ecc.. Quante cose non potremmo fare vivendo da soli? Di quanto diminuirebbe la nostra libertà di azione? Se dunque da un lato la società ci impone di inibire un certo numero di comportamenti asociali, dall’altro ci permette di fare un enorme numero di cose importantissime o altrimenti impossibili e il bilancio risulta nettamente positivo. Rispettare gli altri inoltre vuol dire anche rispettare la loro sfera di libertà e quindi, in condizioni di reciprocità, impone di preservare anche la nostra.
Non è pertanto corretto vedere il rispetto per il prossimo come un limite alla propria libertà poiché, sebbene sia vero che ci pone dei limiti, ci permette di superarne tanti altri essendo uno dei valori più importanti legati alla comunità; senza di esso la convivenza sarebbe impossibile e perderemmo tutte quelle libertà che la società ci consente. Il rispetto dunque, oltre ad essere un valore sociale e come tale legato al valore della vita, può essere visto anche come un sostegno al valore della libertà.
È importante sottolineare che ha un senso porci dei limiti in nome del rispetto altrui solo nei casi in cui il nostro agire comporta disagio, fastidio o danno agli altri; una cosa è sopprimere la libertà di azione, un’altra è limitarla in casi particolari e per giunta con un buon motivo.
È doveroso ammettere però che solo una parte delle regole del vivere sociale sono finalizzate al rispetto del prossimo, molte perseguono altri scopi e possono diventare un peso difficile da sopportare; è opportuno quindi non confondere il rispetto verso gli altri con il rispetto verso un’autorità; ubbidire agli ordini del capoufficio non aiuta certo a tutelare la nostra sfera di libertà anche nei casi in cui è giusto farlo. Il significato originale di rispetto è quello di avere riguardo, tenere in considerazione; rispettare gli altri implica dunque avere riguardo per loro, tenere in considerazione le loro necessità; rispettare un ordine o una legge significa certo tenerli in considerazione, ma in buona sostanza vuol dire ubbidire e basta. Chiaramente questa seconda forma di rispetto può essere utilizzata anche per supportare delle imposizioni che vanno contro ogni libertà. Vi è dunque una sostanziale differenza fra rispetto delle regole e rispetto del prossimo, e questo ci porta a riesaminare meglio il valore della legalità.
 
 
16 giugno 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

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