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Posseggo un solo ricordo e di uno solo dei miei nonni, poiché l’altro, il padre di mia madre, mugnaio, decedette molto anni prima che io nascessi. Non conosco quale professione svolgesse, forse una di quelle collegate alla terra, non certo come proprietario, le mie origini sono umili. Mi insegnò ad oscillare con l’altalena avvicinando ed allontanando dal corpo il peso delle gambe, all'ombra degli ampi platani di quel piccolo parco zoologico. C'erano due leopardi, due puma, voliere con volatili colorati e chiassosi, persino due procioni, oltre ad oche, cigni bianchi e neri, vasche con pesci rossi, due lama, una enorme gabbia con quelle scimmie ridicole dal culo rosso. Il mio nonno non era tanto paziente, ma si sforzava di esserlo. Non ho altre immagini impresse nella memoria, nessuna nostalgia e nessun dolore. Allo stesso modo, mi comporto con coloro che intersecano, piacevolmente, il mio vivere divertito e scanzonato all’apparenza. Oscillo come asta di pendola, imprimendo il mio movimento agli indici girevoli che, acuti, indicano lo scorrere dei numeri convenzionali utilizzati per individuare le fasi in cui abbiamo frammentato il susseguirsi delle stagioni. Muto ad ogni vibrazione, pur rimanendo fedele a me stesso. Non precludo l’accesso al mio interno a chiunque voglia entrare, anche se malintenzionato, poiché nessuno può arrecarmi danni più gravi di quelli già subiti, né l’uscita verso chiunque voglia accogliermi, poiché non ho alcuna intenzione offensiva. Non definitemi randagio ovvero vagabondo, neppure abbiate l’ardire di paragonarmi al Danao che ideò l’ingegnoso dono. Sono solo un uomo che vive con la curiosità di un fanciullo ovvero il contrario. Come diceva il mio nonno, prima di uscire dal parco: "Il gioco è la conoscenza dei curiosi". Purtroppo, però, mi annoio con la facilità con cui una sfera scivola su di un piano inclinato, sospinta dalla forza della mela. Non quella leggendaria di Newton, ma quella mitica di Eris, dea della discordia.

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