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Angeli

Quando ti guardo susciti in me quello strano sentimento di ammirazione e desiderio che, tuttavia, non si confa alla mia naturale percezione della vita. Tendo ad angelicare, come è stato nel passato, ogni essere umano di sesso femminile che attraverso gli occhi deponga le sue abbaglianti uova dentro di me, affinché io le possa covare, senza mostrare la mia vera naturale propensione non alla luce, ma all’oscurità. Sei delicata porcellana, degna delle più elevate ed eleganti corti e non puoi essere relegata sotto le cupe volte delle mie cantine, prive di rumori e luce, tra le mie macchine di tortura, progettate da chissà quale mente diabolica e delle quali non ho ancora appreso non solo il funzionamento, ma soprattutto lo scopo e l’utilità. Mentre così ti parlavo godendo della tua alata purezza, mi hai preso per mano conducendomi lungo la scala discendente nei miei locali interrati. Qui ti sei spogliata, hai armeggiato, come se ne conoscessi perfettamente il funzionamento, con una di quelle strane costruzioni Immediatamente un meccanismo è scattato. Stupito ho ubbidito al tuo ordine di stendermi, su quell’insieme di corregge e legno. Il tuo aspetto stava mutando. La tua pelle sporca, rugosa e a scaglie, le tue colorate unghie, artigli neri che, con un colpo solo, mi lasciarono privo di ogni copertura. Nudo mi inchiodasti a quel marchingegno affondando le tue voglie nella mia anima. Aculei i tuoi capezzoli. Denti tra le tue gambe. Vomitata dall’inferno più profondo, pece rovente sulle mie membra. Fuoco sulla mia carne. Sacrificato, arrostito per soddisfare i tuoi golosi e malvagi capricci. Le mie urla sovrastate dalle tue risa al culmine del piacere. La mia essenza innocente sarà la tua perdizione, la tua indispensabile fonte di vita. Angelo dell’inferno o del paradiso, ci divertiremo ancora, insieme. Tu sei peggio di me.

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