Scritto da © Massimiliano - Ven, 01/06/2012 - 08:58
…e come sarà, se sarà, il tempo
degl’innevati pensieri?
Nelle ore pigre, già gravide
di muffa dell’infinito
(che vile si cela oltre la siepe),
non sarà fingere fatue fantasie
a medicarmi le stanche viscere
con la morbosa delizia e la paura
del breve ignoto a venire;
e dovrò negoziare con l’altrui compassione –
io che mai nessuno ho compatito.
Peggio che ostile, mi sarà greve
la pace o, se comprensiva, indifferente.
Osserverò i passanti, che fluttuano
tra un dentro che non comprendono
e un fuori che non conoscono,
cocci erranti del vaso primordiale
che ripudiano il pane della vergogna.
“Qui una volta era tutta campagna,”
acidamente mi udrò bofonchiare;
e di me riderò; di me solo. Né più sarà
tempo per gli amati, sterili eccessi
del verbalismo intellettuale; mi limiterò
a fuggire il brusio della parola, piegando
al silenzio i puerili borbottii del pensiero,
costretto ad appagarmi dei ricordi,
soli amici nell’infeconda attesa
che si estende indefinitamente
oltre i confini d’ogni ristretta piaga.
Eppure –
Eppure, eroso dalla rosa del dubbio,
indovinato un attimo prima della magia
dello sfiorire, e dove il tutto non è,
se è, che un continuo ricombinarsi
di spazi occulti che mi attraversano,
io accompagnerò me stesso all’altro da me,
per rinascere nella medesima sintesi.
E dove il tempo delle ipotesi si farà
ipotesi del tempo, agire il presente parrà
un impeto divino da cui sradicare la forza
per soffiare ancora sul sale della vita,
e svelarne le nuove forme, visibili appena
tra le falde bianche.
Ecco come sarà,
se sarà, il tempo della fine e del ritorno:
un ponte innevato tra opposte realtà.
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