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San Prospero è un pò triste ultimamente

Se ti guardi intorno, qui nella Bassa Modenese, ti viene un pò di tristezza. Ma non di quella da compatimento come capita spesso di sentire: più che altro ti chiedi che cosa rimane (e rimarrà) di quello che c'era prima e che cosa invece sarà migliore.
Che poi se qui non succedeva un terremoto così forte da spezzare in due metà della nostra economia nessuno sapeva nemmeno dove fosse la bassa modenese. Persino io l'ho imparato venendo ad abitare qui due anni fa.. e dire che prima non abitavo lontano, solo a Modena, in centro.
Facendo un giro qui intorno ti accorgi subito di cosa è cambiato: persino qui a 5 Km da uno degli epicentri non c'è più niente. Il mio quartiere assomiglia più a un'oasi felice in mezzo alla devastazione che a ciò che rimane di questo piccolo paesino. Sono passato davanti alla biblioteca, la mia biblioteca, quella in cui ero passato a prendere un sacco di libri (fantasy ovviamente, ma anche 1984 di Orwell una volta). Ho capito subito che l'entità dei danni era grave: le crepe sono tali che la mia mano potrebbe attraversarla tutta senza problemi. E poi alle sue spalle ci sono le tendopoli: li quando c'è caldo deve essere terribile. Non un albero sotto cui rifugiarsi, solo gazebo e qualche ristoro portato dai volontari.
Martedì 29 ero a casa quando c'è stata la scossa con epicentro proprio qui. Sentivo qualche notizia dopo le 9 e nessuna era minimamente rassicurante. Morti, capannoni distrutti, case inagibili. Poi è arrivata quella delle 13:07 e lì ho avuto paura davvero. Ero fuori, lontano da tutto quello che poteva costituire un pericolo e guardavo. Avrei voluto correre, sì, ma dove? Non c'era posto più sicuro di quello in cui mi trovavo eppure non riuscivo a non provare panico allo stato puro. Pensavo a casa mia, la guardavo e la pregvo di rimanere su. E dopo la scossa la domanda: e io come farò a tornare a dormire lì, proprio nella camera in cui la scossa è stata così forte, nel luogo in cui tutto è rimasto intatto ma l'animo si sente impotente? Mi sono chiesto come avrei fatto a tornare a scrivere sul mio pc, a tornare a studiare a casa mia, a fare da mangiare. Mi sembrava così lontano quel giorno..
Ancora dormire qui è impossibile.. e allora immagino quelli che avevano qui tutto, la ditta, la casa, la vita e hanno visto spezzarsi metà delle loro speranze, che adesso giaciono sole sotto le macerie. Ma si sa gli emiliani sono un popolo di lavoratori, siamo forti e forgiati. Ci alzaremo. Torneremo a dormire nei nostri letti, ricostruiremo le nostre case, la nostra sicurezza, non pagheremo ancora per molto il peso di questa catastrofe.
Anche perchè in fondo chi lo sa quando finirà davvero? Chi sa dirci quando saremo al sicuro? Chi può dire che le scosse sono finite? No, decisamente dobbiamo abituarci ad essere un pò più giapponesi e molto meno italiani.

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