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Il cacciatore, la preda - 3

 
 
1
La sagoma in fuga è la fuga stessa: Vita [vì-ta] s.f.
insieme di soste brevi, inefficaci. Rabberci funzionali.
Che rendono capaci di conservarsi, svilupparsi, riprodursi e,
nonostante, continuare la corsa.
 
Il prezzo è presso quel legno: il faggio; lo usò, ma non adesso.
Come è evanescente il rifugio!, pensa
la preda Persa. Quanto più me ne allontano,
più lo rendo sicuro. E il terreno duro suona l’incredibile
recupero della corsa sulla corda della mira
con rabone micidiali: spigoli nei sassi, appoggi
mollati.
 
Di nuovo inseguire! Dice
il cacciatore Salvo. Pesa ogni arma, e dovunque.
Si innalza dall’erba. Cede se un passo resta. La radice
non potrà mai cadere sulla terra, ma non vivrà se
il tacco affonda l'osso. Ho una mira
adatta ad ogni luogo: tesso il filo più sottile, la morte:
la morte verrà in un colpo solo - non lo sa, la preda
che la caccia è pietosa.
 
2
Salvo ha visto le vanesse sfarfallare sui trifogli
con improvvisi occhi. La libertà ha un segreto
con molte chiavi - gli raccontava Lucido - ed una
si scopre con le ali, però in silenzio. C’è movimento
a croste, arbusti smossi, segni interrogativi
che lo concentrano. La passione assilla dai tendini
la macchina divina come ingranaggio di scena
per rappresentare l’inferno.   
 
Intanto, i cavalli sul falsopiano drizzano il lungo collo
fremono nervosi le frogi cavernose e scuotono il crine
alle mosche, attenti alla lentezza dei vermi sul fieno.
Il centopiede caracolla le centozampe: gli vanno di lato
continue ondate, ma i saltimpali, marinai dalle orze minute,
stanno a loro come reduci dalla fame dei ciclopi.
 
Il bruco dentro, il saltimpalo sopra, il cavallo
fuori, purché recinto ognuno è preda - Salvo pensa - la libertà
è un mistero e un’altra chiave la possiede la preda appena
appena nel convoglio dei sensi. L’avrebbe detto
anche Lucido al quinto barbera ai lumi di cera.
 
3
Lucido avrebbe aggiunto: la libertà è un male
indispensabile che finisce in gloria. Averne sete è
serratura più che segreta.
 
La preda Persa è nel roveto la più cauta delle ombre.
Intenzionata a non muovere muscolo
appende il respiro alle spine. Le spine paiono
ingigantirsi all’odore del sangue che saggiano. Sudore
e sangue rapprendono in fretta
sulle ferite di quella sete. Nello sguardo
un fruscio ha dimensioni spaventose.
 
Atterrito, lo sguardo è nel “movimento
a croste, arbusti smossi, segni interrogativi
che lo concentrano.”
Quindi, chiunque affronti l’argomento,
deve sapere che preda e cacciatore, Persa e Salvo,
hanno almeno un gesto in comune, qualsiasi
sia il pensiero di Lucido nato nel sesto bicchiere
di barbera e cere.
 

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