(Da leggere rigorosamente con un brano musicale speciale: Bad to the Bone degli ZZ Top)
La strada assolata sfreccia calda sotto le ruote della sua moto, un'Harley naturalmente: la giacca di pelle non lascia spazio a immaginazione e le braccia cominciano a dolergli, sotto il peso dei kilometri macinati. Finalmente, in lontananza, compare una locanda, uno di quei posti squallidi e sporchi che si possono trovare solo in America e solo immersi nel nulla come oasi di salvezza per i viaggiatori.
David parcheggia proprio lì davanti la sua moto rigorosamente nera: le cromature riflettono la luce del sole e la rendono ancora più bella. Libera i suoi capelli dal casco, i quali ricadono sfiorando le sue spalle e fermandosi a metà della sua schiena. I suoi occhiali da sole non riescono a nascondere il riflesso dei suoi occhi: era una persona carismatica e divertente, riesce ad ammetterlo persino a se stesso. Controlla la sua barba nello specchietto retrovisore, passandoci una mano sopra. Ripensa a quante donne lo avrebbero voluto diverso, quante femmine avevano lottato per renderlo il perfetto damerino di corte che tutte vorrebbero con sé: peccato che fosse scappato da tutte loro, rinunciando alla normalità per essere quello che desiderava.
Apre la porta del locale: gli stivali neri scricchiolano sulle assi di legno sconnesse di quella catapecchia che puzza terribilmente di birra e fumo. Sorride e si sente a suo agio, ricordando che il suo monolocale di città porta lo stesso odore, lo stesso marchio e l'ossigeno vi penetra sempre a fatica. La luce filtra dalle fessure alle pareti e da quell'unica finestra che si affaccia sulla strada. Arriva a bancone e ordina una birra e un hamburger: quando si toglie gli occhiali, il barista lo guarda con aria stupita e si ritira nel retro per completare l'ordinazione. Il suo bel faccino non è adatto a quello stile di vita: in molti glielo avevano ricordato e in molti lo avevano deriso. Ma non sono i suoi lineamenti a renderlo un pezzo di merda: è la sua storia, la sua vita, il suo passato che fanno del suo sguardo spento una reliquia, un monito per chi lo osserva. Tutti si sono ricreduti: la bellezza del suo volto, reca i segni di quello che è stato.
La porta della locanda si apre di nuovo: non sa perchè il suo corpo lo inviti a voltarsi e osservare la donna che sta entrando. Bhè lo spettacolo merita di essere visto: una vera femmina con i controcoglioni, alta, mora, occhi azzurri. I pantaloni di pelle nera la rendono ancora più slanciata e sensuale, i tacchi la fanno apparire più alta di quello che probabilmente è e la maglietta unta di grasso e olio di motore sembrano chiederti perchè mai una donna non dovrebbe essere abile come meccanico. Quando punta i gomiti sul bancone, David la sta ancora guardando: si volta dopo poco ridendo divertito, certo di aver colto ben più di quello che lei lascia intendere ordinando una tequila.
Lei si volta verso di lui: tutti rumoreggiano all'interno del locale, chiedendole di avvicinarsi e di farsi vedere meglio. David no, lui sta solo sorridendo ed è intento a dare il primo morso all'hamburger che aveva ordinato. All'inizio lo guarda incuriosita, ma poi si accorge di qualcosa: i suoi occhi recano una scritta che nemmeno lui doveva aver ignorato.
Entrambi avevano quel vuoto, quel silenzio che solo i loro occhi potevano raccontare. David alza il volto verso quello di lei e per la prima volta si guardando entrambi dritti negli occhi, riconoscendosi quasi come anime perse in un mondo che gli scorre davanti.
Sarebbero usciti dal locale insieme quasi sicuramente, come è giusto che sia.
David riprende a scrivere: non dovrebbe studiare con la musica accesa, lo sa, gli è stato detto mille volte. Ma quando la mente comincia a viaggiare, quando i sogni si presentano davanti ai nostri occhi, quando possiamo conquistare l'America almeno per un momento, bhè allora studiare diventa proprio impossibile.
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