Scritto da © Enzo53 - Sab, 08/12/2012 - 13:57
Il sole non c’è più
ma la sua luminosità permane.
Cipressi, pini, querce,
sono soltanto sagome scure
e il cielo assume tutti i colori del cambiamento:
un filo dorato sull’orizzonte
e poi l’azzurro trasparente,
l’azzurro più intenso,
il blu chiaro,
il blu indaco della notte,
le stelle che s’accendono a una a una
e la luna che, ancora pallida,
sovrasta ogni cosa.
Dall’alto della collina
contemplo la sua brillanza luminosa;
con i bordi rossicci
sale lenta sul paese,
sfiora il campanile della chiesa,
accarezza il monastero
e il suo luccicore, come una cupola di vetro,
si struscia, irriverente, sui tetti delle case.
E’ grande e bianca,
senza una macchia
e la sua luce è bassa
sulle strade vuote,
dove si vedono solo i lampioni
che perdono i contorni,
lentamente sfumando
in una polvere azzurrigna
densa di chiarore.
Ogni cosa appare bianca,
anche i monti del Matese,
nascenti da un lontano candore
come a festa.
Ritorno a casa,
percorrendo il sentiero illuminato
dai bagliori lividi della luna
e la malinconia degli alberi si riverbera
nello scintillìo incupito
dei miei passi affrettati.
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