Scritto da © luccardin - Mer, 06/02/2013 - 00:02
S’insinua la malinconia del vivere
nel stanco piacere di non essere più
di chiudere il giorno e la notte
nel lungo buio
ed io che di te ho conosciuto il fiato
la grande saggezza
sono ancora così piccolo e umano
che mi allontano solitario in me stesso
non ho più luce per ribaltare la vita
una sconfitta che non s’addice all’amore
e quel di me speso in virtù e silenzi
senza l’apparente premio
di essere nell’essere primo
che anche lui vive di silenzi
e tace ogni sua potenza
la mia delega a vivere
non è che silenzio sopra silenzio
circondato dal meschino e adiposo sparlare
che intorno vegeta
dove sei
molte volte mi son chiesto
dove sei
ma non ha forza la mia domanda
è di poco il mio amore nel tuo troppo
di chi è la colpa del vaneggiar dell’anima
davanti alla tavola imbandita dei piaceri
quando di te manca il verso e la parola
e il procedere dei seguaci è in rotta
comete e stelle
rose e spine
rimangono negli occhi e nel cuore
ma il gran parlar di te nell’anima
non porta visioni
dell’invisibile luce io taccio
e sposto il carro della morte
davanti alla tua porta
in qual tempo io sia per te
degno d’entrare.
S’insinua la malinconia del vivere
nel stanco piacere di non essere più
di chiudere il giorno e la notte
nel lungo buio
ed io che di te ho conosciuto il fiato
la grande saggezza
sono ancora così piccolo e umano
che mi allontano solitario in me stesso
non ho più luce per ribaltare la vita
una sconfitta che non s’addice all’amore
e quel di me speso in virtù e silenzi
senza l’apparente premio
di essere nell’essere primo
che anche lui vive di silenzi
e tace ogni sua potenza
la mia delega a vivere
non è che silenzio sopra silenzio
circondato dal meschino e adiposo sparlare
che intorno vegeta
dove sei
molte volte mi son chiesto
dove sei
ma non ha forza la mia domanda
è di poco il mio amore nel tuo troppo
di chi è la colpa del vaneggiar dell’anima
davanti alla tavola imbandita dei piaceri
quando di te manca il verso e la parola
e il procedere dei seguaci è in rotta
comete e stelle
rose e spine
rimangono negli occhi e nel cuore
ma il gran parlar di te nell’anima
non porta visioni
dell’invisibile luce io taccio
e sposto il carro della morte
davanti alla tua porta
in qual tempo io sia per te
degno d’entrare.
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