L'era spirituale (ultrapallio) - 2a parte | Filosofia | Francesco Andrea Maiello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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L'era spirituale (ultrapallio) - 2a parte

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Dall'amore al matrimonio il passo è breve, ma sempre più “questo matrimonio non s'a da fare” (non lo diceva solo il bravo di don Rodrigo) perché gli eterosessuali preferiscono vivere da compagni (nonostante i figli), mentre questa unione la pretendono a gran voce gli omosessuali, molto più affidabili sul piano affettivo ed a loro va riconosciuta, pertanto, l'unione sentimentale (non certo matrimoniale) con diritti civili paritari.
Allora all'alba della nuova era spirituale, per dare il giusto indirizzo con l'ordine naturale a questi nostri poveri figli sempre più alla mercé di gente scriteriata, bisogna ripartire daccapo, proprio da Il matrimonio della fede:
 
In nome della coscienza
e alla luce della fede...
tu anima, intelletto per amare
e tu mente, ragione per valutare
vi dichiaro marito e moglie
ma... smettetela di litigare!
 
Da qui, una volta e per sempre ridato ordine al nostro profondo io, si può passare al matrimonio eterosessuale (genera anima immortale) e all'unione sentimentale omosessuale (legame affettivo di gran qualità).
Questa lezione viene dall'Italia, fertile terra di madonne e santi (a parte i Grandi), per illuminare civiltà d'avanguardia come quella spagnola, americana e francese (lasciamo perdere gli inglesi che ridicolizzano anche la morte per gossip e scoop!) in modo da non banalizzare una sacra unione che ci regala la gioia dei figli e l'emozione dei nipoti.
Il dilemma del profondo io, con anima e mente a darsele di santa ragione, da parte mia l'ho vissuto sin dalle fasce con mia nonna Rosina a torturarmi sul bene e sul male e già d'allora mi sovvenne Dante...
 
ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura
 
mentre appena più grandicello cominciò la tortura di questi versi...
 
or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote
 
Adesso in età avanzata, sempre più pervaso dalla scrittura de “lo mio maestro e 'l mio autore” (padre nostro terreno), sto cercando di localizzare il suo inferno da evitare (materia oscura), il purgatorio da depurare (energia oscura) e il paradiso (luce universale con il suo caleidoscopico scenario di riflessi e colori) da contemplare.
Passando poi da Dante a Platone in me rivive, addirittura, il suo pensiero interrotto nel Crizia per limiti di età e così l'Italia, magico stivale adagiato in acque chete, diventa la risorta Atlandide (da isola a penisola) per traghettare il mondo intero nell'era della pace e della luce con il presupposto dell'amore, presidio di questa nuova era spirituale.
 
L'amore del mitico Platone è sempre attuale e, dal momento che l'amore e il bello sono amanti immortali, ecco “l'idea del bello e la dialettica dell'amore” dal Fedro:
 
Ma riassalendola il ricordo della bellezza, ringioisce. Così sovrapponendosi questi due sentimenti, l’anima se ne sta smarrita per la stranezza della sua condizione e, non sapendo che fare, smania e fuor di sé non trova sonno di notte né riposo di giorno, ma corre anela là dove spera di poter rimirare colui che possiede la bellezza. E appena l’ha riguardato, invasa dall’onda del desiderio amoroso, le si sciolgono i canali ostruiti: essa prende respiro, si riposa delle trafitture e degli affanni, e di nuovo gode, per il momento almeno, questo soavissimo piacere. Ed è così che non si staccherebbe mai dalla bellezza e che la tiene cara più di tutte; anzi si smemora della madre, dei fratelli e di tutti gli amici, e se il patrimonio rovina perché l’ha abbandonato, non gliene importa nulla, e, messe da parte norme e convenienze delle quali prima si adornava, è prona ad ogni schiavitù e a dormire in qualunque posto le si permetta, il più vicino possibile al suo caro. Perché, oltre a venerare colui che possiede bellezza, ha scoperto in lui l’unico medico dei suoi dolorosi affanni. Questo patimento dell’anima, mio bell’amico a cui sto parlando, è ciò che gli uomini chiamano amore; ma quando ti dirò come lo chiamano gli dèi, forse sorriderai, data la tua giovinezza. 

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