Scritto da © Sara Cristofori - Ven, 27/01/2012 - 21:12
Questo "cantarcillo" spagnolo del Quattrocento, che è prudente non assegnare, benché anonimo, alla poesia "popolare", affronta il tema della donna preferibile da amare, sotto il pretesto d'una sfilata dei varii figurini muliebri. La nubile ne esce trionfante: è lei la "cerbiatta" che sarebbe bello trafiggere sotto i dardi di Cupido.
G. Davico Bonino
La preferenza va alle nubili
Perdìo, trapassar d'un dardo
quella cerbiatta ritrosa!
L'amore della fanciulla
che sia prudente e bella,
per quanto a lungo atteso,
esalta chi la conquista.
Perdìo, quella cerbiatta ritrosa
trapassarla d'un dardo!
L'amore della maritata
mi soddisfa e m'aggrada:
visto che è già chiusa in gabbia,
non devo più sorvegliarla.
Perdìo, trapassar d'un dardo
quella cerbiatta ritrosa!
L'amore della vedova
trova aperta la mia casa:
non c'è rischio né pericolo
se un qualche cardo la punge.
Perdìo, quella cerbiatta ritrosa
trapassarla d'un dardo!
L'amore della bigotta
non è mortale né spossante:
non chiede oro né argento,
ma discrezione e segretezza.
Perdìo, trapassar d'un dardo
quella cerbiatta ritrosa!
L'amore di qualche suora
mi spreme come una spugna,
e tutto è gran smanceria
del tipo "io muoio, io soffro, io ardo".
Perdìo, quella cerbiatta ritrosa
trapassarla d'un dardo!
Ma l'amore della nubile
resta di gran lunga il migliore,
anche se vi facesse soffrire
assai più del povero Narciso!
Perdìo trapassar d'un dardo
quella cerbiatta ritrosa!
(G. Kohler, "Anthologie de la littérature espagnole du Moyen Age")
("Poesie d'amore per un anno" - Ed. Einaudi)
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