Scritto da © Manuela Magi - Dom, 09/05/2010 - 17:29
Ci colse il battito di una goccia
scivolata lenta,
sulle orbite addormentate della notte.
Nell’ora senza tempo di un rimpianto
assorbì due sogni,come cibo,
respirò pur non avendo fiato
e fu l’attimo sublime di un pensiero.
Legò con nastri d’infinito, angoli di cielo.
Ci colse poi, l’amaranto di un tramonto,
indifferente tra l’orizzonte e il mare
con l’essenza della solitudine
…dove le ali,non hanno spazio per volare.
A primavera, diventeranno nebbia dell’aurora
e la rugiada lacrimerà riflessi,
forse saranno fiori rotti di silenzi
folli istanti, fonema da colmare.
Mani vuote disegneranno le speranze
mosse da abitudine d’attesa
come piume di gabbiano in riva al mare
se la notte ne ingoierà il rumore.
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